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Imperfezione

L’Unità di Apprendimento che è oggetto di questa scheda è stata realizzata nel contesto delle attività promosse dal progetto PATHS - Per Parole, al quale la docente ha aderito nel corso dell’anno scolastico 2019-20. La durata complessiva del percorso è stata di 9 ore (tutte comprese nel mese di maggio 2020, quindi durante la sospensione della didattica in presenza a causa dell’emergenza sanitaria da Sars CoVid-19).

La parola scelta per articolare il percorso didattico è stata “Imperfezione”. Per stimolare quanto più possibile il coinvolgimento della classe, si è deciso di non assegnare un termine, ma di condividerne la selezione con gli studenti; ciascun alunno è stato chiamato ad esprimere la propria preferenza all’interno di un elenco di parole, proposte in parte dall’insegnante, in parte dagli alunni stessi. Si è chiarito, in ogni caso, che il termine in questione avrebbe dovuto soddisfare due requisiti: appartenere al linguaggio ordinario (ed essere quindi largamente presente nel vissuto comune dei parlanti), e avere, al contempo, una certa profondità semantica, che potesse essere indagata a partire dal sapere filosofico. “Imperfezione” rispetta le richieste: ogni studente ha infatti una precomprensione della parola poiché ne fa uso abitualmente; tale precomprensione, tuttavia, può risultare articolata, ma anche vaga e - comunque - bisognosa di essere problematizzata. La tradizione storico-filosofica interviene in questo frangente, veicolando una precisa concezione di filosofia, per la quale essa si configura come - prendendo a prestito le parole di Ludwig Wittgenstein - una pratica di “chiarificazione logica dei pensieri”.

Per raggiungere le finalità indicate dal progetto, è stata prodotta una selezione antologica di testi [vedi sez. ALLEGATI] funzionali all’approfondimento di alcuni nuclei teorici fondamentali. I testi oggetto delle attività laboratoriali, in particolare, sono stati individuati in base a tre snodi concettuali:
[1] imperfezione in relazione ad un fine (imperfezione come incompiutezza);
[2] imperfezione in relazione ad un modello (imperfezione come inadeguatezza formale);
[3] imperfezione in relazione al tempo (imperfezione come subordinazione di un ente alla dimensione temporale).

Come: Il percorso didattico è stato articolato in 4 fasi fondamentali, seguendo la scansione dall’approccio filosofico PATHS - Per Parole:

Fase preparatoria/esplorativa: dopo la selezione della parola con la classe, si è dato inizio alla fase esplorativa, volta a far emergere i significati del termine nel linguaggio ordinario. Gli studenti sono stati invitati a compilare un documento di scrittura collaborativa sul quale ognuno avrebbe potuto operare, sia durante le video-lezioni, sia autonomamente (da remoto). Nel documento si sono proposte alcune attività utili alla riflessione preliminare intorno alla parola “imperfezione”. In particolare:
1. Brainstorming a partire dalla parola e conseguente classificazione dei termini emersi in tre categorie (termini con accezione positiva, termini con accezione negativa, termini con accezione neutra);
2. Ricerca dell’etimologia di “imperfezione”;
3. Formulazione di definizioni “informali” del termine, a partire dall’uso nella quotidianità;
4. Formulazione di possibili interrogativi suggeriti dalla parola e dai concetti da essa veicolati (ad esempio: “Imperfezione: stato degenere o stato normale?” oppure: “Perché riteniamo che l’imperfezione sia uno stato degenere nonostante siamo circondati da imperfezioni?”). La fase esplorativa ha restituito un quadro articolato, ma confuso in relazione al termine scelto.

Questi i principali risultati:
- la maggioranza dei vocaboli associati dagli studenti alla parola “imperfezione” (emersi nell’attività di brainstorming) ha un’accezione negativa;
- l’etimologia della parola segnala il suo legame con l’incompiutezza: in entrambe le lingue classiche, infatti, il termine ha a che fare con il mancato raggiungimento di un fine (in latino “imperfezione” è imperfectio, composto da in + perfectus, participio del verbo perficio “fare, portare a termine”, in greco è atéleia, vocabolo formato da a privativo e télos, “fine”);
- nonostante i risultati della ricerca etimologica, la definizione informale intorno alla quale si raccolgono i maggiori consensi degli alunni è quella che concepisce l’imperfezione come la mancata adesione ad un modello prestabilito (e non riguarda, quindi, l’incompiutezza rispetto ad uno scopo);
- infine, tra le questioni individuate a partire dal termine, si impone il tema della (presunta) perfezione della natura: le strutture naturali sono perfette (o imperfette)? Secondo quale definizione di “perfezione” (e dunque di “imperfezione”) possono dirsi perfette (o imperfette)? [DURATA 3 ORE]

Fase laboratoriale: la classe è stata divisa in quattro gruppi (tre gruppi da sei componenti e un gruppo da cinque componenti). Prima di affidare agli studenti i testi antologizzati, la docente ha tenuto una lezione frontale (con l’ausilio di una presentazione in Power Point, vedi sez. ALLEGATI), volta a chiarire i tre snodi concettuali intorno ai quali i gruppi sarebbero stati chiamati a lavorare:
- imperfezione in relazione ad un fine (imperfezione come incompiutezza) – Gruppi 1 e 1 bis;
- imperfezione in relazione ad un modello (imperfezione come inadeguatezza formale) – Gruppo 2;
- imperfezione in relazione al tempo (imperfezione come subordinazione di un ente alla dimensione temporale) – Gruppo 3.
A ogni gruppo si sono quindi assegnati da due a tre brani tratti da opere di autori dall’età antica sino all’età contemporanea, con il compito di enucleare i significati di “imperfezione” riscontrabili nei testi, ma anche di rintracciare (laddove presenti) le diverse risposte alla questione della perfezione/imperfezione del mondo naturale. Il laboratorio, pertanto, ha avuto come obiettivi da un lato ampliare le definizioni di “imperfezione” segnalate in modo embrionale durante la fase esplorativa e riordinare quelle già note; dall’altro fornire agli studenti maggiori strumenti concettuali per comprendere il dibattito relativo alla perfezione/imperfezione della natura. [DURATA 4 ore]

Fase valutativa: al termine della fase laboratoriale ciascun gruppo ha restituito alla classe (in mezz’ora l’uno) le riflessioni emerse, con l’ausilio di un supporto multimediale (vedi sez. ALLEGATI – cartella “PPT Gruppi di lavoro”). Tra un’esposizione e l’altra e a margine dell’esposizione dell’ultimo gruppo, si è cercato di mettere a fuoco le conclusioni cui il medium del sapere storico-filosofico ha permesso di giungere. Queste le principali considerazioni:
- è bene distinguere tra il significato di “imperfezione” come inadeguatezza formale (un ente è imperfetto poiché non aderisce del tutto ad un modello prestabilito) e il significato di “imperfezione” come incompiutezza (un ente è imperfetto poiché non soddisfa il fine posto dall’agente che l’ha realizzato). Il secondo significato, infatti, è quello che Baruch Spinoza nell’Etica chiama “originario” e la stessa etimologia del termine, come si è visto, segnala quest’accezione. L’imperfezione come mancata adesione ad un modello, invece, è un significato “derivato”, di origine platonica, che si è però imposto nel linguaggio ordinario, portando con sé la qualifica di positivo per il modello e la conseguente qualifica di negativo per la copia, degenere e quindi, appunto, imperfetta. Questa accezione “derivata” (con le sue implicazioni assiologiche) è stata assimilata dal senso comune tanto da essere risultata quella maggioritaria anche nella fase esplorativa del percorso (senza tuttavia che gli studenti fossero consapevoli della sua matrice platonica, resa evidente grazie al lavoro sui testi);
- per quanto riguarda il dibattito sulla perfezione/imperfezione del mondo naturale si è chiarito, in primo luogo, che il significato di “perfezione” (e di “imperfezione”) sotteso alla questione è quello “originario”. La domanda oggetto del dibattito può quindi essere riformulata come segue: le strutture naturali sono perfette, ossia soddisfano in modo compiuto e totale determinati fini? A tale proposito si è richiamata l’attenzione della classe intorno a due tesi. La prima è quella riconducibile alle posizioni di Tommaso d’Aquino e William Paley, per i quali le strutture naturali sono perfette in quanto adempiono agli scopi loro indicati da un’intelligenza superiore; la natura, per questi autori, è infatti il frutto (perfetto, appunto) dell’attività intenzionale di Dio. Premessa implicita dell’argomentazione è che gli organismi naturali non possano assolvere a determinati fini senza una razionalità volontaria che li indirizzi. Una seconda posizione, che si è presentata agli studenti come alternativa alle riflessioni di Tommaso e Paley, è quella di Telmo Pievani (e, implicitamente, di Charles Darwin). La teoria dell’evoluzione, infatti, spezza la premessa sopra ricordata poiché non è più necessaria un’intelligenza progettuale affinché gli organismi perseguano i loro scopi: le strutture naturali soddisfano determinati fini (si adattano all’ambiente e sono ad esso funzionali), ma ciò non deriva dall’attività razionale di Dio. Tornando al quesito iniziale, quindi, se si assume l’evoluzionismo darwiniano, dovremo concludere che la natura non sia affatto perfetta poiché le sue strutture non raggiungono fini intenzionalmente posti. Pievani dice di più, sostenendo che le disposizioni della natura, pur funzionali a soddisfare determinati fini, falliscono inevitabilmente in altre direzioni; le “soluzioni” che la natura trova, in altre parole, sono sempre subottimali essendo il risultato non di progetti mirati e studiati, ma di espedienti casuali. “L’evoluzione – scrive il filosofo – non è il prodotto di un ingegnere, quanto piuttosto di un artigiano che si arrabatta con il materiale che ha a disposizione”, e ancora: “La selezione naturale non è onnipotente e non è il sostituto laico del grande progettista” (Telmo Pievani, Imperfezione. Una storia naturale, Cortina Editore, Milano 2019, pag. 64).

L’attività non ha previsto una vera e propria verifica sommativa. Sono stati diversi, tuttavia, i momenti di verifica formativa, nei quali la docente ha potuto raccogliere elementi utili alla valutazione finale degli alunni (ad esempio la partecipazione alla stesura del documento di scrittura collaborativa nella fase esplorativa, l’apporto di ciascun alunno al proprio gruppo di lavoro nella fase laboratoriale, le presentazioni in PPT prodotte per le restituzioni, ecc…).
Inoltre, per spronare la classe all’autovalutazione e all’analisi dell’attività svolta, si è chiesto di compilare un questionario (con domande quali: “L’attività ti ha fatto scoprire almeno un significato del termine “imperfezione” al quale non avevi mai pensato e/o una questione relativa al concetto di “imperfezione” che non ti eri mai posto/a?”, “A quale delle seguenti domande, poste durante la fase esplorativa, ritieni che sia stata data (anche solo parziale) risposta alla fine dell’attività?” - Segue elenco di domande - “La definizione di imperfezione come mancata adesione ad un modello prestabilito non è “neutra” come la definizione di imperfezione in relazione al fine. Quali implicazioni può comportare l’adesione ad una definizione del genere?”). [DURATA 2 ORE]

Quando L’Unità di Apprendimento si è svolta nel mese di maggio 2020, durante la sospensione della didattica in presenza a causa dell’emergenza sanitaria; è stata inserita nella programmazione malgrado non fosse prevista dal piano presentato ad inizio anno, per una precisa scelta operata dalla docente. Le UDA precedente e successiva all’attività in questione, infatti, hanno privilegiato una didattica frontale, nella quale gli spazi per interventi da parte degli studenti sono stati limitati. I contenuti stessi oggetto delle UDA hanno dettato questa metodologia: l’argomento trattato nelle settimane precedenti è stato un confronto tra la fisica cartesiana e la fisica newtoniana, mentre l’argomento successivo è stato l’introduzione alla filosofia kantiana. I vincoli della didattica a distanza, inoltre, accentuavano il carattere poco interattivo delle lezioni e lo scambio era spesso riservato al solo rapporto docente-alunno. Gli studenti, in altre parole, intervenivano nella video-lezione interloquendo quasi esclusivamente con l’insegnante, mentre erano rari i momenti di condivisione con i compagni.
Si è deciso quindi di proporre un’attività completamente diversa, nella quale fosse centrale non solo la partecipazione attiva degli alunni, ma anche la collaborazione tra gli stessi. I temi oggetto dell’Unità di Apprendimento, in ogni caso, sono stati coerenti con quanto previsto dalle Indicazioni Nazionali (2010) relativamente agli obiettivi specifici di apprendimento per il II Biennio dei Licei. In particolare, le attività proposte hanno permesso di riprendere il dibattito relativo alla (presunta) perfezione del mondo naturale, con il quale la classe si era già confrontata nei primi mesi dell’anno scolastico grazie allo studio dell’argomento teleologico di Tommaso d’Aquino (e delle sue varianti: moderna – l’argomento del disegno di William Paley – e contemporanea – il principio antropico di John D. Barrow e Frank Tipler). Al tempo stesso, i contenuti proposti nell’Unità di Apprendimento sono stati propedeutici alla trattazione dei nuclei teorici fondamentali della Critica del giudizio kantiana.


Dove Liceo Scientifico, Classico e Linguistico “Galileo Galilei”, Legnano (MI) – Classe IV A Liceo Scientifico – opzione “Liceo potenziato in matematica” (II anno del II biennio).


Scheda di progettazione dell'Unità di Apprendimento Presentazione in formato PDF

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