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TZVETAN TODOROV - La conquista dell’America. Il problema dell’“altro” – Einaudi - Disuguaglianza

Il volume di Tzvetan Todorov, La conquista dell'America. Il problema dell'“altro”, affronta il problema dell’incontro con le popolazioni indigene del Nuovo Continente da parte degli europei, durante l’epoca della scoperta dell’America. Todorov indaga il problema dell’incontro con un’ alterità e individua nel contesto storico specifico tre modalità principali che si sono affermate nel rapporto tra l’io (europeo) e l’altro (americano).  
Sintetizzando:

  • Cristoforo Colombo reagisce con stupore e incredulità 
  • Cortez impara a conoscere bene usi e costumi degli indigeni, conoscenza però totalmente priva di amore per l’altro, ma finalizzata esclusivamente alla conquista
  • il missionario Las Casas ama e protegge gli indigeni, ma d’altro canto non accetta la diversità della loro cultura e non vuole conoscerla fino in fondo. 

Partendo da questo discorso il problema della disuguaglianza può essere quindi affrontato nei termini della diversità e dei rapporti con l’altro da sé.

Voglio parlare della scoperta che l'io fa dell'altro. [...] Possiamo scoprire gli altri in noi stessi, renderci conto che ognuno di noi non è una sostanza omogenea e radicalmente estranea a tutto quanto non coincide con l'io: l'io è un altro. Ma anche gli altri sono degli io: sono dei soggetti come io lo sono, che unicamente il mio punto di vista – per il quale tutti sono laggiù mentre io sono qui – separa e distingue realmente da me. Posso concepire questi altri come un'astrazione, come un'istanza della configurazione psichica di ciascun individuo, come l'Altro, l'altro o l'altrui in rapporto a me; oppure come un gruppo sociale concreto al quale noi non apparteniamo. 
 
La civiltà occidentale, dimenticando l'estraneità dell'altro esteriore, si trovava un altro interiore. Dall'età classica sino alla fine del romanticismo (cioè fino ai giorni nostri), gli scrittori e i moralisti non hanno cessato di scoprire che la persona umana non è una, o che addirittura non esiste, che l'io è un altro o una semplice camera a eco. Non si crede più all'esistenza degli uomini-bestie nella foresta, ma si è scoperta la bestia nell'uomo […] L'instaurazione dell'inconscio può essere considerata come il punto culminante di questa scoperta dell'altro in noi stessi. (pag. 301) 
 
[...] vogliamo l'uguaglianza, senza che ciò significhi identità; ma vogliamo anche la differenza senza che degeneri in superiorità/inferiorità; speriamo di poter godere i benefici del modello egualitarista e quelli del modello gerarchico; aspiriamo a ritrovare il senso del sociale senza perdere le qualità dell'individuale. Il socialista russo Aleksandr Herzen scriveva a metà del XIX secolo: ”Comprendere tutta l'ampiezza, la realtà e la sacralità dei diritti della persona senza distruggere la società, senza frantumarla in atomi: è questo l'obiettivo sociale più difficile” [...] 

Vivere la differenza nell'eguaglianza: è cosa più facile a dirsi che a farsi. (pag. 302)

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