Il cosiddetto "Frammento delle macchine" è parte integrante dei Grundrisse o Lineamenti fondamentali di Critica dell’Economia Politica, pubblicati in Italia per la prima volta nei Quaderni Rossi del 1964.
In questo testo Marx profetizza la crisi dell’accumulazione di valore a causa dell’egemonia del Macchinario, che è il necessario destino della tendenza razionalizzante del capitalismo. Quello dell’egemonia della macchina rispetto all’operaio singolo è dunque uno dei nuclei concettuali più importanti dei Grundrisse. Nell’analisi profetica del filosofo tedesco viene discussa la radicale irriducibilità della macchina – o, meglio, del sistema automatico di macchine – rispetto al semplice strumento/mezzo di lavoro. In questo senso, mentre lo strumento/mezzo assume sempre un ruolo passivo nel contesto del processo di produzione, dato che serve esclusivamente a mediare l’attività dell’operaio rispetto al prodotto del suo lavoro, la macchina, al contrario, interviene in modo attivo nel processo produttivo, assorbendo in se stessa le virtù dell’operaio, il quale viene privato del suo stesso lavoro e degradato ad ingranaggio inerte del Macchinario.
Una volta accolto nel processo produttivo del capitale, il mezzo di lavoro percorre diverse metamorfosi, di cui l’ultima è la macchina o, piuttosto, un sistema automatico di macchine; quello automatico è solo la forma più perfetta e adeguata del macchinario, che sola lo trasforma in un sistema – messo in moto da un automa, forza motrice che muove se stessa; questo automa consistente di numerosi organi meccanici e intellettuali, in modo che gli operai stessi sono determinati solo come organi coscienti di esso. Nella macchina, e ancor più nel macchinario come sistema automatico, il mezzo di lavoro è trasformato – nel suo valore d’uso, e cioè nella sua esistenza materiale – in una realtà esterna adeguata al capitale fisso e al capitale in generale, e la forma in cui è stato accolto – come mezzo di lavoro immediato – nel processo produttivo del capitale, è tolta e trasformata in una forma posta dal capitale stesso e ad esso corrispondente.
La macchina non appare in alcun modo come mezzo di lavoro dell’operaio singolo. La sua differentia specifica non è affatto, come nel mezzo di lavoro, quella di mediare l’attività dell’operaio nei confronti dell’oggetto; ma l’attività stessa dell’operaio è posta ora in modo che si limita essa a mediare il lavoro della macchina, l’azione della macchina sulla materia prima; a sorvegliare questa azione e a proteggerla dalle perturbazioni. A differenza dello strumento, che l’operaio anima – come un organo – della sua propria abilità e perizia, e il cui maneggio dipende quindi dalla sua virtuosità. Mentre la macchina, che possiede abilità e forza al posto dell’operaio, è essa stessa il virtuoso, che possiede una propria anima nelle leggi meccaniche in essa operanti e consuma – come l’operaio fa con i mezzi alimentari – carbone, olio ecc. (matières instrumentales) per mantenersi continuamente in movimento. L’attività dell’operaio, ridotta a una semplice astrazione di attività, è determinata e regolata da tutte le parti dal moto del macchinario, e non viceversa. La scienza, che costringe le membra inanimate del macchinario – grazie alla costruzione in cui sono inserite – ad agire funzionalmente come un automa, non esiste nella coscienza dell’operaio, ma agisce – attraverso la macchina – come un potere estraneo su di lui, come il potere della macchina stessa. L’appropriazione del lavoro vivo ad opera del lavoro oggettivato – della forza o attività valorizzante ad opera del valore dotato di esistenza propria –, che è nel concetto stesso del capitale, è posta – nella produzione basata sulle macchine – come carattere del processo produttivo stesso, anche nei suoi elementi materiali e nel suo movimento materiale. [….]
Il processo produttivo ha cessato di essere processo di lavoro nel senso che il lavoro lo trascenda e lo comprenda come l’unità che lo domina. Esso, il lavoro, appare invece solo come organo cosciente in vari punti del sistema meccanico nella forma di singoli operai vivi; disperso, sussunto sotto il processo complessivo del macchinario, esso stesso solo un membro, un anello del sistema, la cui unità non esiste negli operai vivi, ma nel macchinario vivente (attivo), che appare di fronte all’operaio come un possente organismo rispetto alla sua attività singola e insignificante.
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