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NICLA VASSALLO – La donna non esiste. E l’uomo? Sesso, genere e identità - Identità III

Qual è il rapporto tra sesso, genere e identità? La filosofa accompagna il lettore in un percorso alla scoperta della complessa relazione tra questi concetti che spesso vengono usati in modo improprio nel dibattito pubblico.
Attraverso una riflessione sulla complessità dell’individuo si arriva a comprendere come non sia possibile racchiudere in categorie qualcosa di così variegato.

Piu fattori si analizzano, meno chiara sarà la distinzione tra i sessi e l’identità di genere si presenta come un continuum. Questo significa che ognuno/a di noi si sente “maschio” o “femmina” per certi versi e molto meno per altri versi. Il “maschio” che si sente orientato verso rapporti sessuali con “femmine” può essere empatico e avere problemi a leggere le carte geografiche e la “femmina” attratta da uomini può eccellere nello sport ed essere decisionista. La nostra individualità non si può intrappolare in categorie. Con questo Gedankenspiel vorrei sottolineare che l’identità di genere, come del resto tutti i tratti complessi della nostra personalità, e composta da molti fattori che possono essere espressi in ognuno/a di noi in misura variabile costituendo così la nostra individualità. Costringere l’individualità in categorie binarie, maschio/femmina, potrebbe essere indolore per molte persone, ma molte altre potrebbero sentirsi a disagio con l’etichetta applicata.

L’identità di genere presenta quindi gli stessi problemi normalmente riscontrati nella classificazione di soggetti in due o poche classi sulla base di molti parametri. Anche la classificazione di tumori in classi di rischio di metastasi presenta invariabilmente problemi di misclassificazione (Pfeffer et al., 2009). Nonostante questi problemi, e sensato eseguire una classificazione per dare all’oncologo una base razionale su cui proporre una terapia. Se invece si considera il genere, perché dobbiamo classificare le persone in due classi?

In un passato forse non ancora del tutto passato la distinzione in maschi e femmine serviva essenzialmente per garantire la dominanza dei primi sulle seconde, ma ora a che cosa serve?

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