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MICHEL FOUCAULT – Storia della follia in età classica - Follia

L'impossibilità di trovare una genesi per la follia ha trovato lo sguardo sulle profonde interazioni bio–psico–sociali che ne sono alla base. Se il sapere medico ufficiale ha mostrato l'impossibilità a comprendere la follia e ha deciso di aggirarla con la classificazione dei sintomi, un sapere più critico si interroga sul giudizio di follia e sui criteri che, di volta in volta, determinano ciò che è norma e ciò che è devianza.

Nel corso del XVIII secolo qualcosa si è mosso per quel che riguarda la follia. C’è stata anzitutto questa paura, che sembra riallacciare la sragione alle vecchie ossessioni e restituirle una presenza che l’internamento era riuscito, o quasi, a dissimulare. […]

Il passo essenziale è compiuto. L’internamento ha conquistato i suoi titoli di nobiltà medica, è diventato un luogo di guarigione. Il fatto importante è che tale trasformazione della casa di internamento in asilo è avvenuta non per l’introduzione progressiva della medicina, ma attraverso una nuova strutturazione interna di questo spazio al quale l’età classica non aveva dato altra funzione che quella di escludere e correggere. [...]

Il problema della follia non è più considerato dal punto di vista della ragione e dell’ordine, ma dal punto di vista del diritto dell’individuo libero; nessuna coercizione e perfino nessuna carità possono intaccarlo: "Bisogna provvedere anzitutto alla libertà e alla sicurezza delle persone alle quali ci si interessa; esercitando la beneficienza, non bisogna violare le regole della giustizia". […]

Una certa forma di coscienza, storicamente situata, si è impadronita della follia e ne ha dominato il significato. Se questa nuova coscienza sembra restituire alla follia la sua libertà e una verità positiva, ciò avviene non solo per la sparizione delle vecchie costrizioni, ma soprattutto grazie all’equilibrio di due serie di processi positivi: gli uni sono di chiarimento, di distacco e, se si vuole, di liberazione; gli atri costruiscono in fretta nuove strutture di protezione, che consentono alla ragione di separarsi e di garantirsi nel momento stesso in cui ritrova la follia nelle immediate vicinanze. Questi due sistemi non si oppongono; oltre a completarsi, formano un tutto unico: l’unità coerente di un gesto per cui la follia è offerta alla conoscenza in una struttura che è alienante fin dall’inizio.

A questo punto cambiano definitivamente le condizioni dell’esperienza classica della follia. Ed è possibile infine fare un quadro di queste categorie concrete nel gioco della loro apparente opposizione.

 

Forme di Liberazione

Strutture di Protezione

1.      Soppressione di un internamento che confondeva la follia con tutte le altre forme di sragione.

-       Designazione di un internamento non più terra di esclusione ma luogo privilegiato in cui la follia deve raggiungere la propria verità.

2.      Costituzione di un asilo che si propone un fine esclusivamente medico.

-       Imprigionamento della follia in uno spazio invalicabile, che sia luogo di manifestazione e contemporaneamente di guarigione.

3.      Acquisizione da parte della follia del diritto ad esprimersi, di essere ascoltata, di parlare a proprio nome.

-       Elaborazione intorno e al di sopra della follia di una specie di soggetto assoluto che è tutto sguardo e le conferisce uno statuto di puro oggetto.

4.      Introduzione della follia nel soggetto psicologico come verità quotidiana della passione, della violenza e del delitto.

-       Inserimento della follia all’interno di un mondo non coerente di valori e nei giochi della cattiva coscienza.

5.      Riconoscimento della follia nel suo ruolo di verità psicologica, come determinismo irresponsabile.

-       Separazione delle forme della follia secondo le esigenze dicotomiche di un giudizio morale.

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