L'impossibilità di trovare una genesi per la follia ha trovato lo sguardo sulle profonde interazioni bio–psico–sociali che ne sono alla base. Se il sapere medico ufficiale ha mostrato l'impossibilità a comprendere la follia e ha deciso di aggirarla con la classificazione dei sintomi, un sapere più critico si interroga sul giudizio di follia e sui criteri che, di volta in volta, determinano ciò che è norma e ciò che è devianza.
Nel corso del XVIII secolo qualcosa si è mosso per quel che riguarda la follia. C’è stata anzitutto questa paura, che sembra riallacciare la sragione alle vecchie ossessioni e restituirle una presenza che l’internamento era riuscito, o quasi, a dissimulare. […]
Il passo essenziale è compiuto. L’internamento ha conquistato i suoi titoli di nobiltà medica, è diventato un luogo di guarigione. Il fatto importante è che tale trasformazione della casa di internamento in asilo è avvenuta non per l’introduzione progressiva della medicina, ma attraverso una nuova strutturazione interna di questo spazio al quale l’età classica non aveva dato altra funzione che quella di escludere e correggere. [...]
Il problema della follia non è più considerato dal punto di vista della ragione e dell’ordine, ma dal punto di vista del diritto dell’individuo libero; nessuna coercizione e perfino nessuna carità possono intaccarlo: "Bisogna provvedere anzitutto alla libertà e alla sicurezza delle persone alle quali ci si interessa; esercitando la beneficienza, non bisogna violare le regole della giustizia". […]
Una certa forma di coscienza, storicamente situata, si è impadronita della follia e ne ha dominato il significato. Se questa nuova coscienza sembra restituire alla follia la sua libertà e una verità positiva, ciò avviene non solo per la sparizione delle vecchie costrizioni, ma soprattutto grazie all’equilibrio di due serie di processi positivi: gli uni sono di chiarimento, di distacco e, se si vuole, di liberazione; gli atri costruiscono in fretta nuove strutture di protezione, che consentono alla ragione di separarsi e di garantirsi nel momento stesso in cui ritrova la follia nelle immediate vicinanze. Questi due sistemi non si oppongono; oltre a completarsi, formano un tutto unico: l’unità coerente di un gesto per cui la follia è offerta alla conoscenza in una struttura che è alienante fin dall’inizio.
A questo punto cambiano definitivamente le condizioni dell’esperienza classica della follia. Ed è possibile infine fare un quadro di queste categorie concrete nel gioco della loro apparente opposizione.
Forme di Liberazione |
Strutture di Protezione |
1. Soppressione di un internamento che confondeva la follia con tutte le altre forme di sragione. |
- Designazione di un internamento non più terra di esclusione ma luogo privilegiato in cui la follia deve raggiungere la propria verità. |
2. Costituzione di un asilo che si propone un fine esclusivamente medico. |
- Imprigionamento della follia in uno spazio invalicabile, che sia luogo di manifestazione e contemporaneamente di guarigione. |
3. Acquisizione da parte della follia del diritto ad esprimersi, di essere ascoltata, di parlare a proprio nome. |
- Elaborazione intorno e al di sopra della follia di una specie di soggetto assoluto che è tutto sguardo e le conferisce uno statuto di puro oggetto. |
4. Introduzione della follia nel soggetto psicologico come verità quotidiana della passione, della violenza e del delitto. |
- Inserimento della follia all’interno di un mondo non coerente di valori e nei giochi della cattiva coscienza. |
5. Riconoscimento della follia nel suo ruolo di verità psicologica, come determinismo irresponsabile. |
- Separazione delle forme della follia secondo le esigenze dicotomiche di un giudizio morale. |
- MICHEL FOUCAULT – Storia della follia in età classica Scarica
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