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MARIA CRISTINA AMORETTI, NICLA VASSALLO - Piccolo trattato di epistemologia

Non esiste uno sguardo oggettivo in grado di restituire ciò di cui stiamo facendo esperienza, privo da una lettura soggettiva. Ma come possiamo accedere, dunque, ad un sapere che possa essere condiviso come tale allo stesso modo?

In generale, i principali punti su cui ogni relativista – a prescindere dalla propria particolare posizione – dovrebbe essere disposto a convenire sono almeno tre: primo, la situazione culturale, linguistica, sociale e/o storica non è solo dotata di grande influenza, ma risulta altresì fondamentale al fine di stabilire ciò che è (i fatti) e ciò che deve essere (le norme); secondo, se si riscontrano delle differenze tra quanto viene stabilito vero o falso nelle varie situazioni culturali, linguistiche, sociali e/o storiche, esse devono venire accuratamente preservate, poiché non si dà alcuna situazione ‘superiore’ che possieda un accesso privilegiato alla verità (in altre parole, non esiste quello che è stato variamente definito come lo "sguardo da nessun luogo", la prospettiva "dell’Occhio di Dio" o la "concezione assoluta del mondo […]"; terzo, non vi sono standard universali, oggettivi, assoluti, in grado di aiutarci a determinare ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è giusto e ciò che è errato, ciò che è giustificato e ciò che è ingiustificato.

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