Attendere prego...
FRIEDRICH NIETZSCHE - La gaia scienza - Conoscenza della pena - Tolleranza

Tratto da una raccolta di aforismi del 1882, l’autore propone, in questo brano, riflessioni sulla sofferenza e sull’inquietudine dell’uomo.

Forse gli uomini e i tempi non divergono in nulla gli uni dagli altri tanto profondamente, quanto nel diverso grado di conoscenza che essi hanno delle loro pene: pene dell’anima come del corpo. Riguardo a queste ultime “siamo forse tutti quanti oggi, nonostante le nostre tare e i nostri malanni, insieme dei buoni a nulla e dei sognatori, per mancanza di una ricca esperienza personale, in confronto a quel tempo della paura – il più lungo di tutti i tempi –, in cui il singolo doveva proteggersi da sé contro la violenza, e a questo scopo doveva essere egli stesso un violento. Allora un uomo portava fino in fondo la sua ricca scuola di sofferenze e privazioni fisiche e perfino in una certa crudeltà verso di sé, in una volontaria consuetudine col dolore, ravvisava un mezzo a lui necessario della propria conservazione; allora, si educava la propria cerchia alla tolleranza del dolore; allora, il dolore veniva inflitto volentieri e si vedeva piombare su altri quel che v’è di più temibile sotto questo riguardo senza alcun altro sentimento all’infuori di quello della propria personale sicurezza. Ma per quanto concerne le pene dell’anima, vado ora osservando ogni uomo per appurare se egli le conosce per esperienza propria oppure per quello che gli è stato riferito: se egli ritiene altresì necessario simulare questa conoscenza, quasi fosse un segno di raffinata educazione, ovvero se in fondo al suo cuore non crede affatto ai grandi dolori dell’anima e se nel nominarli gli accade come quando nomina le grandi sofferenze del corpo: in tale occasione gli vengono subito in mente i dolori di denti e di stomaco.

  • FRIEDRICH NIETZSCHE - La gaia scienza - Conoscenza della pena - Tolleranza  Scarica
Per inserire commenti devi autenticarti.
Nessun commento.