Una questione privata è un romanzo scritto da Beppe Fenoglio e pubblicato postumo nell’aprile del 1963. Già a partire dal titolo, il romanzo rivela l’intreccio dei significati di cui è portatore. La storia di Milton, il protagonista del libro, è una vera e propria quest, ossia una “ricerca”, un cammino disseminato di prove, che va fatalmente affrontato al fine di pervenire alla risoluzione di un enigma amoroso; alla conoscenza di una verità da cui dipende il senso stesso della sua vita.
Ma in questa storia, in questo “affare privato”, la necessità febbrile della ricerca è inestricabilmente congiunta alla «questione pubblica», ovvero alla promessa di libertà evocata dalla guerra partigiana contro il Nazifascismo.
Nella prefazione a Il Sentiero dei nidi di ragno, a proposito di Una questione privata Calvino ci dice che, invece che al suo libro, avrebbe voluto fare la prefazione al libro di Fenoglio. E questo perché, - argomenta Calvino - Fenoglio era riuscito a scrivere quella storia che tutti gli scrittori italiani della sua epoca avevano sognato di scrivere. Un romanzo isolato e collettivo, capace di mostrare quanto pubblica e privata ad un tempo fosse stata insieme la questione della Resistenza.
Di seguito proponiamo l’incipit del romanzo.
La bocca socchiusa, le braccia abbandonate lungo i fianchi, Milton guardava la villa di Fulvia, solitaria sulla collina che degradava sulla città di Alba.
Il cuore non gli batteva, anzi sembrava latitante dentro il suo corpo.
Ecco i quattro ciliegi che fiancheggiavano il vialetto oltre il cancello appena accostato, ecco i due faggi che svettavano di molto oltre il tetto scuro e lucido. I muri erano sempre candidi, senza macchie né fumosità, non stinti dalle violente piogge degli ultimi giorni. Tutte le finestre erano chiuse, a catenella, visibilmente da lungo tempo.
“Quando la rivedrò? Prima della fine della guerra è impossibile. Non è nemmeno augurabile. Ma il giorno stesso che la guerra finisce correrò a Torino a cercarla. È lontana da me esattamente quanto la quanto la nostra vittoria”.
– Perché hai deviato? – domando Ivan. – Perché ora ti sei fermato? Cosa guardi? Quella casa? Perché ti interessi a quella casa?
– Non la vedevo dal principio della guerra, e non la vedrò più prima della fine. Abbi pazienza cinque minuti, Ivan.
“avrebbe rinunciato a tutto per quella verità, tra quella verità e l’intelligenza del creato avrebbe optato per la prima”.
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