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ARISTOTELE - Metafisica II - Disuguaglianza

Nel brano seguente tratto dalla Metafisica di Aristotele, si trova la formulazione del noto “principio di non contraddizione”, che secondo il filosofo costituisce il fondamento del modo di procedere della ragione umana. Secondo tale principio è impossibile che una cosa allo stesso tempo sia e non sia, che i contrari coesistano contemporaneamente in un medesimo soggetto. Questo brano può dunque essere letto, relativamente al tema della disuguaglianza, come la constatazione della differenza ontologica, della non identità che intercorre tra due soggetti (o oggetti) non medesimi, senza che questa disuguaglianza comporti una gerarchia tra gli opposti.

È evidente, dunque, che è compito del filosofo e di colui che specula intorno alla sostanza tutta e alla natura di essa, far indagine anche intorno ai principi dei sillogismi. 
6[1005b] Colui che, in qualsiasi genere di cose, possiede la conoscenza piú elevata, deve essere in grado di dire quali sono i princípi piú sicuri dell’oggetto di cui fa indagine; di conseguenza, anche colui che possiede la conoscenza degli esseri in quanto esseri, deve poter dire quali sono i princípi piú sicuri di tutti gli esseri. Costui è il filosofo. E il principio piú sicuro di tutti è quello intorno al quale è impossibile cadere in errore: questo principio deve essere il principio piú noto (infatti, tutti cadono in errore circa le cose che non sono note) e deve essere un principio non ipotetico. Infatti, quel principio che di necessità deve possedere colui che voglia conoscere qualsivoglia cosa deve già essere posseduto prima che si apprenda qualsiasi cosa. È evidente, dunque, che questo principio è il piú sicuro di tutti. 
7Dopo quanto si è detto, dobbiamo precisare quale esso sia. È impossibile che la stessa cosa, a un tempo, appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto (e si aggiungano pure anche tutte le altre determinazioni che si possono aggiungere, al fine di evitare difficoltà di indole dialettica). È questo il piú sicuro di tutti i princípi: esso, infatti, possiede quei caratteri sopra precisati. Infatti, è impossibile a chicchessia di credere che una stessa cosa sia e non sia, come, secondo alcuni, avrebbe detto Eraclito. In effetti, non è necessario che uno ammetta veramente tutto ciò che dice. E se non è possibile che i contrari sussistano insieme in un identico soggetto (e si aggiungano a questa premessa le precisazioni solite), e se un’opinione che è in contraddizione con un’altra è il contrario di questa, è evidente che è impossibile, ad un tempo, che la stessa persona ammetta veramente che una stessa cosa esista e, anche, che non esista: infatti, chi si ingannasse su questo punto, avrebbe ad un tempo opinioni contraddittorie. Pertanto, tutti coloro che dimostrano qualcosa si rifanno a questa nozione ultima, perché essa, per sua natura, costituisce il principio di tutti gli altri assiomi. 
[1061b] Esiste negli esseri un principio rispetto al quale non è possibile che ci si inganni, ma rispetto al quale, al contrario, è necessario che si sia sempre nel vero: è questo il principio che afferma che non è possibile che la medesima cosa in un unico e medesimo tempo sia e non sia, e che lo stesso vale anche per gli altri attributi che sono fra loro opposti in questo modo. 

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