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ZYGMUNT BAUMAN - Amore liquido - Comunicazione

La società moderna è caratterizzata da legami più instabili e un crescente individualismo. Le relazioni tra gli individui sono fugaci e la comunicazione sempre più frenetica. Bauman concepisce l’idea di “amore liquido”, un amore diviso tra il desiderio di vivere emozioni e la paura di legarsi e sentirsi dipendente dall’altro.

È prassi comune definire le città come luoghi in cui una massa di estranei si incontrano, interagiscono e restano per lungo tempo a stretto contatto reciproco senza cessare di essere estranei. Nel suo studio incentrato sul ruolo delle città nello sviluppo economico, Jane Jacobs indica nella pura e semplice densità di comunicazione umana la causa prima di quella irrequietezza tipicamente urbana. I residenti urbani non sono necessariamente più intelligenti di altri esseri umani - ma la densità di occupazione dello spazio produce una concentrazione dei bisogni. E così nelle città ci si pone domande che altrove non sorgono, nascono problemi che in condizioni diverse la gente non ha mai dovuto affrontare. Affrontare problemi e porre domande presenta una sfida, e aguzza l'ingegno degli uomini in misura senza precedenti. Ciò offre a sua volta un'allettante opportunità ad altre persone che vivono in luoghi più tranquilli ma anche meno promettenti: la vita di città attrae costantemente nuovi arrivati, e il marchio di fabbrica dei nuovi arrivati è quello di portare con sé «nuovi modi di vedere le cose, e forse nuovi modi di risolvere vecchi problemi». I nuovi arrivati non conoscono la città, e tante cose che per forza d'abitudine i residenti abituali non notano neanche più appaiono curiose e bizzarre se viste con gli occhi di uno straniero. Per gli stranieri, e in particolare per i nuovi venuti tra questi, niente di ciò che esiste in città è «naturale», ed essi non danno niente per scontato. I nuovi arrivati sono nemici nati e giurati della tranquillità e dell'auto-compiacimento.
Questa condizione non è forse particolarmente apprezzata dai 'nativi della città, ma è anche la loro fortuna. La città da il meglio di sé, è più esuberante e più prodiga di opportunità quando i suoi modi e le sue abitudini vengono sfidati, messi in discussione e spinti sulla difensiva. Michael Storper, economista, geografo e urbanista , attribuisce l'intrinseca verve e creatività tipiche della densa vita urbana all'incertezza generata dal rapporto scarsamente coordinato e perennemente mutevole «tra parti di organizzazioni complesse, tra gli individui e tra individui e organizzazioni» - inevitabile nelle condizioni di alta densità e stretta prossimità della città.
Gli stranieri non sono un'invenzione moderna - ma gli stranieri che restano stranieri per lungo tempo, o finanche per l'eternità, sì. In un tipico paese o villaggio premoderno agli stranieri non si consentiva di restare tali a lungo. Alcuni venivano cacciati via o bloccati alle porte della città. Quelli che desideravano e ottenevano il permesso di entrare e di restare tendevano a essere «assimilati» - sottoposti a severo interrogatorio e rapidamente «addomesticati» - di modo che potessero unirsi alla rete di relazioni al pari dei residenti abituali: in modo "personale". Ciò aveva le sue conseguenze - straordinariamente diverse dai processi a noi familiari grazie all'esperienza delle città contemporanee, moderne, affollate e densamente popolate.

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