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ZYGMUNT BAUMAN - 2003, Intervista sull'identità - Identità III

Il problema dei nostri tempi, secondo Bauman, non è tanto la costruzione di un’identità solida e stabile, quanto di evitare che essa si solidifichi. Occorre rimanere aperte alle varie opportunità e ridefinire continuamente la propria identità nel corso di tutta la vita, nonostante il senso di insicurezza che questo comporta.

LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITA, I MEDIA E LA GLOBALIZZAZIONE

D. Uno dei mezzi, uno degli strumenti per giocare con l’identità è internet. Nel World Wide Web, infatti possiamo comunicare creando false identità. Non pensa che la questione dell’identità, proprio nel ciberspazio, finisca disintegrata diventando solo un passatempo?

R. Nel nostro mondo fluido impegnarsi per tutta la vita nei confronti di un’identità, o anche non per tutta la vita ma per un periodo di tempo molto lungo, è un’impresa rischiosa. Le identità sono vestiti da indossare e mostrare, non da mettere da parte e tenere al sicuro.... Tutto questo segue da quanto abbiamo detto finora. Ma se questa e la condizione cui tutti, volenti o nolenti, svolgiamo i nostri affari quotidiani, sarebbe sciocco dare la colpa di questo stato di cose agli strumenti elettronici, come le chat-line su internet o le “reti” di telefonia mobile. E semmai vero il contrario: è perché siamo costretti a torcere e modellare senza posa le nostre identità senza poter rimanere legati saldamente a una sola di esse anche se lo volessimo, che lo strumento elettronico che svolge proprio questa funzione è sembrato comodo e utile ed è stato abbracciato con tanto entusiasmo da milioni di persone.

Lei dice: “false identità”... Ma ciò è vero solo se si presuppone che esista una cosa come una sola e unica “vera identità”. Ma si tratta di un presupposto che appare poco credibile a persone che corrono dietro ai cambiamenti della moda: sempre e soltanto mode, ma sempre obbligatorie finché sono di moda... Così l’eroe di Henrik Ibsen, Peer Gynt, ossessionato per tutta la vita dall’idea di trovare la sua “vera identità”, riassumeva la sua strategia di vita: “Voler arrestare il tempo saltellando e ballando!”.

Tutti coloro che oggi si sentono confusi e infastiditi dall’elusività dell’identità (il che vuol dire praticamente tutti), dovrebbero leggere e riflettere sul Peer Gynt, l’opera teatrale pubblicata nel 1867. Lì tutti i problemi dei nostri giorni sono, profeticamente, previsti ed esplorati.

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