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PLATONE - La Repubblica - Cyber

Uno dei temi trattati da Platone nella Repubblica è la costruzione della cosiddetta Kallipolis, ovvero la "Città ideale". Come noto, secondo l’ordinamento proposto nel dialogo dal personaggio di Socrate, lo Stato ideale dovrebbe essere articolato gerarchicamente in tre classi sociali, corrispondenti ciascuna alle tre parti dell’anima umana: la classe aurea (i governanti filosofi), la classe argentea (i guerrieri) e la classe bronzea (i lavoratori). L’idea che i filosofi debbano governare lo Stato alla luce della loro formazione però non è accettata pacificamente e viene revocata in dubbio dal personaggio di Adimanto secondo cui, coloro i quali hanno studiato filosofia: «sono per lo più diventati stravaganti, per non dire disgraziati» e dunque risultano inutili, se non addirittura dannosi per la gestione dello Stato. Proprio per rispondere a questa obiezione, nel VI libro si introduce la cosiddetta "metafora della nave". Secondo l’immagine descritta da Socrate, lo Stato è dunque simile alla condizione di una nave in cui la ciurma, pur non avendo alcuna conoscenza dell’arte del timonare [κυβερνητικ τχνη], decide di sottrarre il comando al timoniere-filosofo [κυβερντης] che, nonostante le sue carenze, è il solo a bordo ad avere una nozione, anche se imperfetta, della navigazione.

[488a – 489 b] Socrate: E che? – esclamai. Oltre ad avermi intrappolato in una argomentazione così complessa, ora mi prendi anche in giro? Ma sta' un po' attento a questa immagine, cosi potrai renderti conto di come io mi trovi a disagio in un discorso per immagini. D'altra parte, gli uomini che sono più adatti al comando, hanno attualmente un rapporto così difficile con lo Stato da non avere precedenti. Per tal motivo è necessario che chi vuol difenderli, migliorando la loro immagine, raccolga elementi dai punti più disparati, come fanno i pittori che dalla fusione di diversi particolari tirano fuori la figura degli ircocervi e di altri mostri del genere. Supponi dunque che su molte navi - ma anche su una nave sola - si verifichi una scena del genere. Da una parte c'è un capitano che, pur superando tutto l'equipaggio in forza e prestanza fisica, è un po' sordo, un po' miope e, oltre a ciò, poco esperto nella tecnica della navigazione. Da un'altra parte ci sono i marinai, fra loro in perenne disaccordo su come gestire la nave, ciascuno sentendosi in diritto di fare da nocchiero anche se a digiuno di quest'arte; a tal proposito non saprebbero né indicare il loro maestro, né il tempo in cui avrebbero appreso le tecniche di navigazione. Anzi, asserendo che detta arte non è in linea di massima insegnabile, costoro sarebbero pronti a malmenare chiunque sostenesse il contrario. Immagina, a tal punto,  che  questi  marinai  circondino  senza  tregua  il  nocchiero  pretendendo  e  facendo  ogni  genere  di pressioni perché sia loro affidato il timone. [...] Oltre a ciò, questa ciurma tesserebbe ogni elogio, e darebbe il titolo di lupo di mare, di nocchiero, di esperto navigatore a chiunque fosse stato capace di favorire le sue richieste di potere, convincendo e costringendo il capitano, e invece taccerebbe di inefficienza chi non si fosse comportato in tal modo. Purtroppo questi individui non comprendono minimamente che un vero nocchiero, se vuole seriamente che la sua nave sia ben condotta, non può non tener conto del clima, delle stagioni, del cielo e degli astri, e così pure dei venti e di tutto ciò che attiene alla sua arte. In verità a loro preme solo ottenere il comando con o senza l'approvazione di una o dell'altra parte della ciurma, e indipendentemente dal fatto che allo scopo non possiedano alcuna conoscenza né teorica né pratica, e questo perché  sono  convinti  di  potere  apprendere l'arte  sulla  navigazione  nel  momento  in cui  ne assumono  il comando. [...] Orbene, stando così le cose sulla nave, non credi tu che anche un fior di capitano finirebbe col meritarsi il titolo di acchiappa nuvole, e di inconcludente chiacchierone, da parte dei marinai di un vascello così mal combinato? / Adimanto: Proprio così – rispose. / Socrate: Da parte mia – osservai – non credo affatto che tu abbia bisogno di un ulteriore spiegazione di questa metafora, e di come rappresenti il rapporto tra lo stato e i veri filosofi; spero anzi che tu sia riuscito a comprendere ciò che intendo dire.

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