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SIMONE DE BEAUVOIR - Il secondo sesso (1949) - Relazione III

Come si caratterizza la relazione uomo-donna nel determinare il valore, le qualità e l’autonomia dei due sessi? Simone De Beauvoir ci accompagna in questa riflessione.

E pura formalità che le rubriche: maschile, femminile appaiono simmetriche nei registri dei municipi e negli attestati d’identità. Il rapporto dei due sessi non e quello di due elettricità, di due poli: l’uomo rappresenta insieme il positivo e il negativo al punto che diciamo «gli uomini» per indicare gli esseri umani, il senso singolare della parola vir essendosi assimilato al senso generale della parola homo. La donna invece appare come il solo negativo, al punto che ogni determinazione le e imputata in guisa di limitazione, senza reciprocità.

Mi sono irritata talvolta, durante qualche discussione, nel sentirmi obiettare dagli interlocutori maschili: «voi pensate la tal cosa perché siete una donna»; ma io sapevo che la mia sola difesa consisteva nel rispondere: «la penso perché e vera», eliminando con ciò la mia soggettività, non era il caso di replicare: «E voi pensate il contrario perché siete un uomo»; perché e sottinteso che il fatto di essere un uomo non ha nulla di eccezionale. Un uomo e nel suo diritto essendo tale, e la donna in torto. Praticamente, nello stesso modo che per gli antichi c’era una verticale assoluta in rapporto alla quale si definiva l’obliquo, esiste un tipo umano assoluto, che e il tipo maschile. La donna ha delle ovaie, un utero; ecco le condizioni particolari che la rinserrano nella sua soggettività: si dice volentieri «pensa con le sue ghiandole». L’uomo dimentica superbamente d’avere un’anatomia, che comporta ormoni e testicoli. Egli intende il proprio corpo come una relazione diretta e normale con il mondo che crede di afferrare nella sua oggettività, mentre considera il corpo della donna appesantito da tutto ciò che lo distingue: un ostacolo, una prigione.

«La femmina e femmina in virtù di una certa assenza di qualità», diceva Aristotele. «Dobbiamo considerare il carattere delle donne come naturalmente difettoso e manchevole»; e S. Tommaso ugualmente decreta che la donna e «un uomo mancato», un essere «occasionale». Proprio questo vuol simboleggiare la storia della Genesi in cui Eva appare ricavata, come dice Bossuet, da un «osso in soprannumero di Adamo». L’umanità e maschile e l’uomo definisce la donna non in quanto tale ma in relazione a se stesso; non e considerata un essere autonomo. «La donna, l’essere relativo...» scrive Michelet. E cosi Benda afferma nel Rapport d’Uriel: «Il corpo dell’uomo ha di per se un senso, a prescindere da quello della donna, mentre quest’ultimo ne sembra privo se non si richiama al maschio... L’uomo può pensarsi senza la donna: lei non può pensarsi senza l’uomo».

Lei e soltanto ciò che l’uomo decide che sia; cosi viene qualificata «il sesso», in tendendo che la donna appare essenzialmente al maschio un essere sessuato: la donna per lui e sesso, dunque lo e in senso assoluto. La donna si determina e si differenzia in relazione all’uomo, non l’uomo in relazione a lei; e l’inessenziale di fronte all’essenziale. Egli e il Soggetto, l’Assoluto: lei e l’Altro.

[...]

Ma occorre formulare immediatamente una domanda: come e cominciata tutta questa storia? Si capisce che la dualità dei sessi, come ogni dualità, si sia tradotta in un conflitto. Non e altrettanto chiaro perché l’uomo abbia vinto in partenza. Infatti, sembra che la battaglia potesse esser vinta dalle donne o l’esito restare eternamente sospeso. Perché invece il mondo e sempre appartenuto agli uomini e soltanto oggi le cose incominciano a cambiare? Questo cambiamento e un bene? Condurrà o no a una uguale spartizione del mondo tra uomini e donne? Queste domande non sono nuove: hanno già avuto una quantità di risposte; ma proprio il fatto che la donna e l’Altro nega ogni valore alle spiegazioni degli uomini, troppo evidentemente dettate dal loro interesse. [...]

Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo; e l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna. Unicamente la mediazione altrui può assegnare a un individuo la parte di ciò che e Altro.

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