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SALVATORE NATOLI – L’esperienza del dolore - Dolore

Il dolore può essere inteso come un filtro che riscrive ogni esperienza umana. E non solo la realtà a noi più prossima, ma altera la percezione del tutto, divenendo quindi esperienza totalizzante.

Ogni conoscenza è dunque contenuto d’esperienza, ma l’esperienza del dolore inaugura una tipologia di conoscenza del tutto irriducibile alle altre modalità di percezione del mondo. Sotto il segno del dolore il mondo appare trasformato nella sua interezza: in questo senso il dolore appartiene al genere delle esperienze cruciali poiché esso sottopone gli uomini ad una tensione che, quando non produce distruzione, accresce certamente la percezione. Il dolore, qualunque sia la sua origine ed in qualunque modo sia vissuto, rompe il ritmo abituale dell’esistenza, produce quella discontinuità sufficiente per gettare nuova luce sulle cose ed essere insieme patimento e rivelazione. Il mondo si vede in un modo in cui mai prima s’era visto. Il dolore è veicolo di conoscenza non per astrazione, ma per immedesimazione: oltre certi limiti dall’uomo controllabili esso si fa experimentum crucis, sottopone a prova l’individuo che lo vive e si erge a controprova del senso dell’esistenza. A questo titolo il dolore è fatto personale, ma è anche evento cosmico: questo intreccio di singolare e di universale, mai del tutto districabile nell’esperienza del dolore, permette a questa esperienza di farsi linguaggio. Se nel dolore non si intrecciassero in modo indissolubile, seppur enigmatico, l’individuale ed il totale, mai esso giungerebbe alla parola: la sofferenza rimarrebbe l’esperienza muta che è.

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