Attendere prego...
SALVATORE NATOLI - Fiducia in sé stessi - Fiducia

In questo passaggio Natoli riprende Cicerone, a sua volta influenzato da Aristotele, per proporre una riflessione sull’avere autostima. Cosa determina l’avere fiducia in se stessi? È forse genetica, oppure la si guadagna nella vita quotidiana?

Secondo Cicerone la fiducia è “la virtù per cui in circostanze grandi e oneste l’animo pone molta fiducia in sé stesso con speranza di successo[…] Lascio per il momento da parte cosa si debba intendere per circostanze grandi e oneste, e mi limito a mettere in evidenza come non sia difficile capire perché la fiducia - quella piena - ha a che fare con qualcosa di arduo e difficile: infatti se le cose sono semplici si può facilmente immaginare come andranno a finire e perciò è facile fidarsi. Se poi non sono grandi, la perdita sarà di poco conto quand’anche avessero cattivo esito. Ma la fiducia sarà certamente tanto più alta quanto più rilevante è il bene impegnato, e con esso l’esigenza d’affidabilità di chi lo ha preso in carico.

In tale circostanza, come ben dice Cicerone, bisogna avere una forte fiducia in sé stessi non foss’altro che per reggere alla delusione qualora le cose non andassero a buon fine.

[…] Non nego che la fiducia in sé stessi possa essere un dato del carattere o perfino una predisposizione genetica; può essere anche frutto dell’avere goduto, per ambiente di nascita e formazione, d’una rassicurazione tale da rendere capaci di tenere a bada il timone. Sia la disposizione naturale sia la protezione goduta possono certo dare una generica sensazione di sicurezza: ma possiamo dire che si tratta davvero della fiducia in sé stessi? In effetti è improbabile avere consapevolezza piena della propria forza se non si sono dapprima superate le prove di realtà. La fiducia in sé stessi la si guadagna sul campo a fronte del pericolo e patendo perfino la sconfitta senza, tuttavia, soccombervi. La forza d’animo - come ben sapeva Aristotele - riguarda i dolori; e infatti forte chi resiste a essi e li sopporta (Grande etica).

[…] Chi ha fiducia in sé è rassicurante anche per gli altri. Non è facile capire dall’esterno se e quanto un uomo abbia fiducia in sé, ma esistono segni che fanno immaginare la possieda. Primo fra tutti la calma che non è da confondere con una paciosità pigra - e alla fine fatalista - ma invece è la capacità di contenere e moderare l’ansia, cosa inevitabile specie quando c’è qualcosa che sta a cuore o che si può rischiare di perdere. […] Chi ha fiducia in sé dà segni di coraggio e insieme di moderazione: dà l’idea d’essere una personalità stabile e come tale affidabile e per tal via acquista un’immagine d’autorevolezza.

E chi è autorevole si impone di per sé: non costringe, ma risulta convincente e, perché tale, ci si fida di lui e lui ci si affida. Secondo Aristotele infatti acquista autorevolezza colui che sa individuare i bisogni presenti e inoltre sa vedere più lontano degli altri. Per questo gli altri si rivolgono a lui; in breve da lui “si lasciano facilmente condurre e guidare” (Grande etica). A testimoniare questo è la vita corrente: più o meno ci capita, specie quando c’è un problema da risolvere e non si sa che fare, di rivolgerci, come si usa dire, a persona di fiducia. Che è tale certo perché tiene fede alle promesse - ha qualità morali -  ma anche perché è sperimentata dalla vita e perciò sicura di sé: sa come vanno le cose del mondo e di persone come queste ci si può fidare.

  • SALVATORE NATOLI - Fiducia in sé stessi - Fiducia  Scarica
Per inserire commenti devi autenticarti.
Nessun commento.