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SALVATORE NATOLI - Fiducia e rischio - Fiducia

Natoli ci offre una riflessione approfondita sul significato di fiducia, soffermandosi in particolare sulla sua dimensione relazionale. Quali sono le motivazioni che stanno dietro all’affidarsi, cosa ci spinge a decidere di riporre fiducia in un altro individuo? In questa considerazione entrano in campo i temi del rischio e dell’affidabilità.

Nell’atto di fiducia si consegna qualcosa a qualcuno in cambio di un ritorno e magari di maggiorato di valore; in taluni casi ci si consegna individualmente in custodia. Nel parlare di fiducia non bisogna trascurare l’originario significato magico di Kred, che permane seppur variato anche nel lessico secolarizzato per significare che nell’affidare qualcosa a qualcuno, o nell’affidarsi, si è convinti che chi prende il pegno ha la potenza sufficiente per adempire l’impegno. Magia a parte, non si accorderebbe mai la propria fiducia se non si ritenesse che chi la riceve abbia la forza adeguata per salvaguardare quello che gli è stato affidato. Ma l’intreccio fiducia-forza è meno semplice di quanto appaia a prima vista. Per capire mi sembra opportuno addurre alcuni esempi. Poniamo il caso di qualcuno che possieda un patrimonio immobiliare e cerchi una persona che lo amministri e ne faccia lievitare il valore: in tale circostanza chi accorda fiducia crede (Kred-forte) che l’affidatario sia adeguato per competenza e integrità morale a portare a buon fine il compito. Forte due volte quindi: per il suo saper fare, ma soprattutto per la sua onestà. E dico soprattutto, dal momento che l’accertamento delle competenze è più facile - perché oggettivo - di quanto non lo sia la valutazione delle intenzioni delle persone.

Tuttavia la fiducia non sempre si concede a chi ci pare rassicurante, ma capita che la si accordi a chi è debole o quantomeno si trovi in condizioni di debolezza. Vi sono persone che mettono le proprie forze - materiali o morali che siano - a servizio di qualcuno nella convinzione che abbia risorse latenti che non ha mai avuto l’opportunità di mettere a frutto. Chi agisce così non cerca di mettere al sicuro un suo bene, ma anticipa all’altro un bene nella convinzione, come si usa dire, che ce la possa fare. Una fiducia, questa volta, davvero senza copertura. Ne vale la pena? Per saperlo bisogna provarci. Ma nel far questo il concedere fiducia sporge, in qualche modo, oltre se stesso e prende il nome di generosità. Quanto meno è da essa che trae motivazione. D’altra parte, a ben considerare, nel dar fiducia c’è sempre una certa quota di generosità.

[…] Il fidarsi è, sì uno scambio reciproco di favori, ma è anche esposizione al rischio: conviene - altrimenti nessuno mai accorderebbe fiducia - ma per la medesima ragione esige vi siano garanzie previe. Vi sono quelle giuridiche, le quali però garantiscono un qualche risarcimento in caso di perdita, ma sono inadeguate a motivare alla fiducia. Ciò che può motivare alla fiducia più e meglio è l’affidabilità, il riconoscimento che vi è qualcuno che la merita. Essere affidabili suggerisce l’idea di qualcosa di personale, indica un modo d’essere, direi quasi un tratto del carattere. Affidabile è colui che mantiene le promesse, è fedele agli impegni presi. Ma cosa vuol dire essere fedele? Dei termini correnti si sa bene il significato, tuttavia per comprendere più precisamente cos’è la fedeltà e - soprattutto ciò che ad essa è connessa mi lascio guidare ancora dalle parole.

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