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MICHEL FOUCAULT - Il coraggio della verità. Il governo di sé e degli altri II. Corso al Collège de France (1984) - Governo

Monarchia, aristocrazia, democrazia: queste le tre forme di governo che vengono qui analizzate da Foucault, in dialogo coi grandi filosofi del passato.

In primo luogo, vorrei anzitutto che voi teneste presente quel famoso passaggio del terzo libro della Politica (capitolo 7, paragrafo 1279a-b), sul quale i commentatori si sono a lungo esercitati senza arrivare a una soluzione definitiva (tanto più che il testo non è forse del tutto sicuro). In tale passaggio si tratta in ogni caso di assegnare dei nomi alle differenti forme di governo, e Aristotele oppone o distingue la “monarchia” da quello che noi chiamiamo il “regno”: il regno è un governo di tipo monarchico “che tiene d’occhio l’interesse comune”. Vi è dunque questo regime, chiamato regno, in cui chi governa si prefigge l’obiettivo di realizzare non il proprio interesse, ma l’interesse della città. In secondo luogo, afferma l’autore, chiamiamo “aristocrazia” un governo di pochi, in cui questi pochi avranno in mente il bene della città e di tutti i suoi membri. Per quanto riguarda la terza forma di governo, dove chi governa è la maggioranza, ebbene, è molto difficile assegnarle un nome e io, dice l’autore, non posso che chiamarla con il nome generico di politeia. E per quale ragione non vi è un nome specifico per questa forma di governo in cui le decisioni vengono prese dai più numerosi e in cui i più numerosi perseguono non il loro interesse ma quello della città? Se risulta possibile – così si spiega Aristotele – che un solo individuo o un piccolo numero di individui abbia la meglio sugli altri in virtù, è assai difficile “che molti siano dotati alla perfezione in ogni virtù”. Testo enigmatico, ma che può essere compreso, io credo, solo nella seguente maniera. Formalmente, vi sono due possibilità per i tre tipi di governo. Ma se è vero che nella monarchia il monarca può essere interessato al suo vantaggio personale o a quello della città – e se nel regime aristocratico può ben esserci una forma di aristocrazia che punta a realizzare gli interessi degli aristocratici stessi, gli interessi di pochi, oppure gli interessi della città –, per contro, quando si arriva alla forma democratica di governo, laddove regna la moltitudine, ci si può davvero aspettare che la moltitudine punti a realizzare qualcosa di diverso dal proprio interesse?

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