In questo breve saggio il filosofo distingue tra realtà interna all’io (lo spirito) e realtà esterna (la vita). Le due realtà sono in conflitto. Il tentativo di riparare a questa frattura, ad opera della cultura, può avvenire riducendo la vita allo spirito (in tal caso si ha lo spiritualismo) o lo spirito alla vita (in questo caso si parla di materialismo). L’unica soluzione possibile tuttavia, per Buber, consiste nel porre al centro la relazione (io-tu), relazione che riconduce all’unità originaria, superando i dualismi.
Colui che fa esperienza non ha parte al mondo. L’esperienza è “in Lui”, e non tra lui e il mondo.
Il mondo non ha parte all’esperienza. Si lascia esperire, ma questo non lo riguarda, perché non vi contribuisce per nulla, e non gliene viene nulla.
Il mondo come esperienza appartiene alla parola fondamentale io-esso.
La parola fondamentale io-tu fonda il mondo della relazione.
Sono tre le sfere in cui si instaura il mondo della relazione*.
La prima è la vita con la natura. Qui la relazione oscilla nel buio, al di sotto della parola. Le creature reagiscono di fronte a noi, ma non hanno la possibilità di giungere fino a noi, e il nostro dir-tu a loro è fissato alla soglia della parola.
La seconda è la vita con gli uomini. Qui la relazione è manifesta, in forma di parola. Possiamo dare e ricevere il tu.
La terza è la vita con le essenze spirituali. Qui la relazione è avvolta nelle nubi, ma capace di manifestarsi, muta, ma creatrice di parola.
Non usiamo alcun tu e tuttavia ci sentiamo chiamati, rispondiamo — costruendo, pensando, agendo: diciamo con il nostro essere la parola fondamentale, senza poter dire tu con le labbra.
- MARTIN BUBER – L’io e il tu Scarica
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