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LEWIS CARROLL – Alice nel paese delle meraviglie

Quale rapporto tra regole e gioco? È possibile giocare un gioco senza regole? Chi stabilisce le regole del gioco? Queste sono solo alcune delle domande che emergono da questa celebre descrizione della partita a croquet coi fenicotteri, sollevando la relazione tra regola e potere.

"Bene!" gridò la Regina. "Sapete giuocare a croquet?"

I soldati zittirono, e guardarono Alice, credendo che la domanda fosse rivolta a lei.

"Sì!" gridò Alice.

"Avvicinatevi dunque!" urlò la Regina, ed Alice raggiunse la processione, curiosa di sapere ciò che avverrebbe in seguito.

"Fa—fa bel tempo!" disse una timida vocettina presso a lei. Vide che ella camminava accanto al Coniglio bianco, che la stava occhiando, affissandola in faccia con un certo fare inquieto e timoroso.

"Bellissimo," rispose Alice: "dov'è la Duchessa?"

"St! st!" disse il Coniglio a voce bassa, e parlando in fretta. Riguardò ansiosamente intorno a lui, ed alzandosi sulla punta de' piedi, bisbigliò all'orecchio della fanciulla, "È sotto sentenza di morte."

"Per quale peccato?" domandò Alice.

"Avete detto 'Che peccato!'?" disse il Coniglio.

"Ma no," rispose Alice: "Non credo punto che sia peccato. Dissi 'Per quale peccato?"'

"Ha schiaffeggiata la Regina----------" cominciò il Coniglio. Alice scoppiò in una grossa risata.

"St!" bisbigliò il Coniglio tutto tremante, "La Regina vi potrebbe sentire!

Vedete, essa è venuta un po’ tardi, e la Regina ha detto----------"

"Ai vostri posti!" gridò la Regina con voce tuonante, e gl'invitati cominciarono a correre verso tutte le direzioni, rovesciandosi gli uni sugli altri: finalmente poterono mettersi in un certo ordine, e poi cominciò il giuoco. Alice osservò che mai in sua vita non aveva veduto un terreno più curioso per giuocare il Croquet; era tutto a solchi e zolle; le palle erano ricci, i mazzapicchi erano fenicònteri viventi, e gli archi erano soldati viventi, curvati e reggentisi sulle mani e su' piedi. La prima difficoltà stava in ciò che Alice non sapeva come maneggiare il suo fenicòntero; riuscì a tenerselo bene avviluppato sotto il braccio, con le gambe penzoloni, ma quando gli allungava il collo, e si preparava a picchiare il riccio con la testa, il fenicòntero girava il capo e poi si metteva a guardarla in faccia con una espressione tanto stupefatta che ella non poteva far di meno di scoppiare dalle risa: e quando gli abbassava di nuovo il collo, e si accingeva a ricominciare, ecco il riccio si era sricciato, e andava via: oltre a ciò e era sempre una zolla o un solco là dove voleva sbalzare il riccio, e siccome i soldati si alzavano sempre e vagavano quà e là, Alice si persuase che quello era un giuoco disperatamente difficile.

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