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IMMANUEL KANT - Per la pace perpetua, Articoli definitivi per una pace perpetua tra le Nazioni - Pace

Questo breve scritto, dal titolo Per la pace perpetua, venne pubblicato per la prima volta nel 1795, all’indomani della cosiddetta Pace di Basilea, accordo con cui la Repubblica francese emersa dalla fucina rivoluzionaria giungeva ad una tregua con la Prussia di Federico Guglielmo. In questo contesto, la pubblicazione del libello kantiano fu salutata con grande entusiasmo da quanti in Europa erano profondamente stanchi della guerra. Inevitabilmente, nelle sue pagine l’opinione pubblica europea fu spinta a riconoscere un farmaco antibellico, a ricercare una ricetta contro tutte le guerre. Eppure, come ci ricorda Carlo Lemonnier nella sua prefazione all’edizione italiana da lui curata: “Kant non è uno spacciatore di ricette, un creatore di utopie o un inventore di procedimenti politici. Kant non è nemmeno un puro filantropo. Kant è il più grande moralista che la storia abbia prodotto”.

Ecco dunque che, proprio alla luce dell’ammonimento del Lemonnier, si riesce a comprendere con maggior precisione la natura del testo proposto di seguito, nonché il significato che Kant stesso attribuiva alla parola “pace”. Lungi dal poter essere intesa come una semplice determinazione legata ad un hobbesiano Stato di Natura, nelle parole di Kant il concetto di pace rappresenta piuttosto una costruzione politica; un assunto le cui condizioni di possibilità vanno indagate attraverso il lume della Ragione illuminista. Quella Ragione di cui, proprio Kant, è stato uno dei più brillanti alfieri della storia del pensiero occidentale.

Lo stato di pace tra gli uomini, viventi gli uni accanto agli altri, non è uno stato di natura (stato naturalis) che anzi questo è piuttosto la guerra, se anche non continuamente dichiarata, pur sempre alla vigilia di esserlo. È pertanto necessario dargli stabilità, giacché l’astensione da atti ostili non è garanzia sufficiente e, ove questa non venga data da un vicino che lo richieda (il che può avvenire solo in una condizione legale di cose) ei può trattarlo come nemico.

Primo articolo definitivo per la pace perpetua

La costituzione civile di ogni stato deve essere repubblicana

La costituzione fondata: primo, sul principio di libertà dei componenti l’associazione (come uomini); secondo, di quello della dipendenza di tutti (come sudditi) da un'unica legislazione comune, e terzo, sulla legge dell’eguaglianza (come cittadini); l’unica costituzione che nasca da un concetto di un contratto originario su cui deve fondarsi ogni legislatura giuridica di un popolo, è la repubblicana.

Pertanto, in tutto ciò che concerne il diritto, è dessa che serve di primo fondamento ad ogni sorta di costituzione civile: resta solo da vedere se sia del pari l’unica, la quale possa condurre alla pace perpetua.

Ora, la Costituzione repubblicana, oltre alla purezza della sua origine, essendo nata dalle sorgenti limpide del concetto giuridico, ha inoltre la prospettiva di metter capo alla desiderata evenienza della pace perpetua. Ed eccone la ragione: quando si richiede l’assenso dei cittadini (né può essere altrimenti in questa Costituzione) per decidere “se debba esservi o no la guerra” nulla vi è di più naturale che essi abbiano ad esitar molto prima di avventurarsi ad un late azzardo in cui essi medesimi dovranno sopportare tutte le sventure (come il combattere di persona, lo sborsare del proprio le spese di guerra, il riparare le devastazioni che essa cagiona, e l’addossarsi inoltre per colmo di sventura, un onere di debiti giammai saldati, a causa di guerre sempre imminenti, amareggiando così la stessa pace). In una Costituzione invece in cui il suddito non è cittadino, è la cosa più facile del mondo il far guerra, giacché il capo non è parte dello Stato (Statsgenosse), ma proprietario, e nulla perde dei suoi banchetti, caccie, villeggiature, feste di corte, etc., ma sembra anzi una partita di piacere e può, così, dichiararla per futili motivi, lasciando con la massima indifferenza al corpo diplomatico, sempre a ciò pronto, l’incarico di giustificarla per salvare le convenienze.

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