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HENRI BERGSON - Materia e memoria - Memoria II

La memoria ci permette di rappresentare alla nostra mente presente un ricordo passato. Questa l’assunzione da cui muove la riflessione qui di seguito sviluppata dal grande filosofo francese.

La teoria della memoria, che costituisce il centro del nostro lavoro, doveva essere contemporaneamente la conseguenza teorica e la verifica sperimentale della nostra teoria della pura percezione. Che gli stati cerebrali che accompagnano la percezione non ne siano né la causa né il duplicato, che la percezione intrattenga con il suo concomitante fisiologico il rapporto dell’azione virtuale con l’azione incominciata, è ciò che non potevamo stabilire con dei fatti, poiché, nella nostra ipotesi, tutto accadrebbe come se la percezione risultasse dallo stato cerebrale. Nella pura percezione, in effetti, l’oggetto percepito è un oggetto presente, un corpo che modifica il nostro. L’immagine ne è dunque attualmente data e, di conseguenza, i fatti ci permettono indifferentemente di dire (con il rischio di comprendere noi stessi in modo molto ineguale) che le modificazioni cerebrali abbozzano le reazioni nascenti del nostro corpo o che esse creano il duplicato cosciente dell’immagine presente. Ma è totalmente diverso per la memoria, perché il ricordo è la rappresentazione di un oggetto assente. Qui le due ipotesi avranno delle conseguenze opposte. Se, nel caso di un oggetto presente, uno stato del nostro corpo bastava già a creare la rappresentazione dell’oggetto, a maggior ragione questo stato basterà ancora nel caso dello stesso oggetto assente. Occorrerà, dunque, in questa teoria, che il ricordo nasca dalla ripetizione attenuata del fenomeno cerebrale che occasionava la prima percezione, e consista semplicemente in una percezione indebolita. Da qui questa duplice tesi: La memoria è soltanto una funzione del cervello, e c’è soltanto una differenza d’intensità tra la percezione e il ricordo.– Al contrario, se lo stato cerebrale non generava in alcun modo la nostra percezione in quanto non c’è, tra la presenza e l’assenza, alcuna gradualità, alcun medio. Da qui questa triplice tesi, inversa della precedente: La memoria è qualcosa d’altro che una funzione del cervello e non c’è una differenza di grado, ma di natura, tra la percezione e il ricordo.– L’opposizione tra le due teorie prende allora una forma acuta, e questa volta l’esperienza può procedere al ballottaggio.

 

 

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