Attendere prego...
GIOVANNI VERGA - Malaria - Fame

L’appetito può essere un’arma forte, pure per debellare alcuni degli stati patologici delle persone.  
 
Compare Carmine, l’oste del lago, aveva persi allo stesso modo i suoi figliuoli tutt’e cinque, l’un dopo l’altro, tre maschi e due femmine. Pazienza le femmine! Ma i maschi morivano appunto quando erano grandi, nell’età di guadagnarsi il pane. Oramai egli lo sapeva; e come le febbri vincevano il ragazzo, dopo averlo travagliato due o tre anni, non spendeva più un soldo, né per solfato né per decotti, spillava del buon vino e si metteva ad ammannire tutti gli intingoli di pesce che sapeva, onde stuzzicare l’appetito al malato. Andava apposta colla barca a pescare la mattina, tornava carico di cefali, di anguille grosse come il braccio, e poi diceva al figliuolo, ritto dinanzi al letto e colle lagrime agli occhi: – Te’! mangia! – Il resto lo pigliava Nanni, il carrettiere per andare a venderlo in città. – Il lago vi dà e il lago vi piglia! – Gli diceva Nanni, vedendo piangere di nascosto compare Carmine. – Che volete farci, fratel mio? – Il lago gli aveva dato dei bei guadagni. E a Natale, quando le anguille si vendono bene, nella casa in riva al lago, cenavano allegramente dinanzi al fuoco, maccheroni, salsiccia e ogni ben di Dio, mentre il vento urlava di fuori come un lupo che abbia fame e freddo. In tal modo coloro che restavano si consolavano dei morti. Ma a poco a poco andavano assottigliandosi così che la madre divenne curva come un gancio dai crepacuori, e il padre che era grosso e grasso, stava sempre sull’uscio, onde non vedere quelle stanzaccie vuote, dove prima cantavano e lavoravano i suoi ragazzi.

  • Parole a cui è associato questo materiale: Fame
Per inserire commenti devi autenticarti.
Nessun commento.