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FRANCESCO REMOTTI - Contro l'identità - Identità V

Per definire l’identità di una persona o di una cosa sono fondamentali, secondo l’approfondita riflessione di Francesco Remotti, le delimitazioni, i contorni, le denominazioni. Il nome che usiamo infatti per definire un fenomeno o una persona rivela ciò che noi vogliamo trattenere di esso/a, indica su quali attributi e caratteristiche di esso/a noi scegliamo di concentrare la nostra attenzione. L’identità è una questione di scelta, più che di stabilità.

L’identità di una persona, di un “Io”, è considerata come una struttura psichica, come un “ciò che rimane” al di là del fluire delle vicende e delle circostanze, degli atteggiamenti e degli avvenimenti, e questo rimanere non è visto come una categoria residuale, bensì come il nocciolo duro, il fondamento perenne e rassicurante della vita individuale. A pensarci bene, non è rigorosamente necessaria la stabilità perché si possa parlare di identità: la stabilità aiuta a identificare; ma più importanti sono i contorni, le delimitazioni e – proseguendo su questo piano – le denominazioni. L’uragano Felix ha la sua identità, ancorché tra pochi giorni o poche ore esso sarà forse svanito. Certo, saranno i suoi (temuti) effetti devastanti a conferire un’identità particolarmente pregnante a questo fenomeno; ma se anche questi effetti (come gli abitanti della Florida sperano) non avessero luogo, la sua identità è garantita dal nome che i meteorologi gli hanno affibbiato. È dunque il nome a sottrarre il nostro uragano all’indistinta genericità di infiniti altri episodi di ordine atmosferico, a conferirgli una sua identità: un nome che verrà annotato, registrato e così consegnato a una qualche memoria collettiva, entro una serie di altri uragani che si sono abbattuti e si abbatteranno sulle coste americane. Ma, nel caso dell’uragano Felix, in che cosa consiste la sua identità: nelle sue caratteristiche individuali, irripetibili, che lo rendono insostituibile, oppure – al contrario – nelle caratteristiche generali, ripetibili, condivise dagli altri uragani, le quali lo rendono esattamente un uragano (e non un semplice temporale)?

Ciò che abbiamo detto a proposito di Felix vale, in realtà, per qualsiasi altro fenomeno, di cui intendiamo predicare o rivendicare l’identità. Per esempio, l’identità di un martello è data dagli elementi particolari di quel martello (una tacca sul manico, una coloritura speciale prodotta dall’uso), oppure da ciò che lo rende un martello come gli altri? Avere un’identità, che cosa significa: essere un’entità assolutamente individuale e irripetibile oppure appartenere a una classe ben definita di oggetti? Quando, per esempio, conferiamo un nome a un fenomeno, ne riconosciamo la particolarità o la generalità? Dipende – questo è chiaro – dal nome che gli attribuiamo: se ci limitiamo ad attribuirgli il nome di “uragano”, faremo prevalere gli elementi di generalità; se invece gli attribuiamo anche un nome proprio (Felix, per esempio), saremo più propensi a sottolineare la sua individualità. E anche l’identità “dipende”: dipende non solo dal nome, ma da un insieme di atteggiamenti e di scelte (tra cui quelle relative alla denominazione). Dipende – potremmo dire – da ciò che vogliamo trattenere di un fenomeno; dipende dal nostro tipo di interessi per quel fenomeno; dipende dal modo con cui intendiamo perimetrarlo, recingerlo, con bordi più larghi o più stretti. L’identità, allora, non inerisce all’essenza di un oggetto; dipende invece dalle nostre decisioni. L’identità è un fatto di decisioni.

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