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DAVIDE MOROSINOTTO - La legge della giungla - Appartenenza II

Appartenere a una comunità significa imparare a rispettare i principi che la regolano. In questo passaggio Bagheera, che aveva vissuto fino ad allora prigioniero degli uomini, si trova a ricevere una lezione da Kamala, che gli spiega la legge della giungla.

- La vostra legge! Ma se io non volessi accettarla?

- Chi non accetta la legge non distingue ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

- Vorresti dire che non esiste una legge sbagliata?

- Se esiste va cambiata. Ma non si può ignorare altrimenti tutto è caos.

- E chi lo dice che il caos non sia quello che voglio? Io sono libero!

- Ma la tua libertà non può danneggiare quella degli altri! – disse l’orsa, caricando Bagheera e scagliandolo contro il tronco di un albero.

Quando però Kamala gli si avvicinò, lui le azzannò la zampa e le graffiò il muso, spingendola a terra, ma lei all’ultimo rotolò lontano e si rialzò.

A quel punto si fermarono per riprendere fiato.

Sanguinavano.

- Akela ti aveva avvertito di non uccidere l’antilope – disse Kamala.

- È vero, ma io avevo fame.

- Potevi trovare del cibo altrove, senza violare la Legge.

- E come? Avrei dovuto nutrirmi di frutta guasta, come te?

- Sarebbe bastato aprire gli occhi – lo rimproverò Kamala. – Al tramonto, venendo dalla pozza, ho trovato una pecora morta di sete lungo la pista. Stava neanche a mezzo miglio da qui, poteva essere tua senza bisogno di sfoderare gli artigli.

- Sono un cacciatore, non mi nutro di carcasse – replicò Bagheera. – E poi…

- Poi?

- In nome della pecora che mi allattò, non mangio nessuno dei suoi simili, fosse anche l’ultimo animale sulla Terra.

Kamala si accigliò. – Che storia è questa?

- Una storia che non ti riguarda.

- Invece, forse, dovrebbe.

Bagheera la attaccò e le ringhiò all’orecchio: - Nessuno nella giungla sa da dove vengo.

- E da dove vieni?

- Sono nato nel palazzo reale di Oodeypore, dove mia madre vera morì. Fui allattato da una pecora ed ebbi un gatto come padrone. Per questo mangio antilopi e tutte le prede che passano sul mio cammino. Ma non tocco e mai toccherò, la carne di una pecora.

L’orsa lo scaraventò al suolo e gli fu sopra, Bagheera si ritrovò inchiodato a terra.

- Menti o dici il vero? – lo incalzò Kamala.

- Perché dovrei mentirti? – disse Bagheera furioso.

- Uccidimi e basta, se ne sei capace.

Kamala invece si allontanò e drizzò sulle zampe.

- Credo che non ti ucciderò. Ti insegnerò piuttosto.

- Insegnarmi?

- La Legge della Giungla e quello che significa.

- E se io non volessi imparare?

- Lo vorrai. Perché se vieni dalle terre degli uomini, non puoi riconoscere il valore della Legge della Giungla. E se non mangi una pecora in nome di quella che ti allattò, allora conosci il significato dell’onore.

L’orsa si sferrò una zampata potente sul petto, e gli artigli si colorarono del suo stesso sangue. – Ascoltami bene, Bagheera – disse. – Ecco la tua prima lezione. Le parole d’Ordine del Popolo Cacciatore. Pronunciale e qualsiasi predatore della giungla ti sarà fratello.

Bagheera arricciò il naso. – E quali sarebbero queste Parole d’Ordine?

L’orsa ruggì. – Abbiamo lo stesso sangue, tu e io.

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