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ALEJANDRO JODOROWSKY - La vita è un racconto - Fame

IL LADRO DI BANANE

La fame può essere necessità oppure voglia, ma difficilmente avremo fame di ciò che non conosciamo. 

Il Pomo della Concordia, il negozio di frutta e verdura della mamma, aveva così tanti clienti che bisognò ampliarlo. E per farlo si sacrificò il retrobottega. Non avendo più un angolo tutto suo dove stare, doña Sara si sedeva sulla porta a godersi il sole, e per pranzo beveva mate e mangiava la frutta che non poteva vendere perché troppo matura. Una mattina si era sbucciata una banana e stava per mangiarsela, quando un monello, quasi un selvaggio, le passò accanto di corsa e le strappò di mano il dolce frutto. Lei lo guardò scappare via, controllò l’orologio e sorrise. Il giorno dopo, alla stessa ora, doña Sara se ne stava di nuovo lì con la mano leggermente protesa, a offrire un’altra banana. Il ragazzino arrivò di corsa e gliela strappò di mano. Da quel momento mia madre ogni giorno si metteva sulla soglia con qualcosa da mangiare, di modo che il ladruncolo glielo rubasse. Le dissi: “Perché lo fai? Quel mendicante non ti dirà mai grazie!”. In tutta calma mi rispose: “Ti sbagli, non è un mendicante. Se così fosse, andrebbe in giro con la mano tesa a lamentarsi e a gemere. “Ha la sua dignità: la società lo ha trattato male e il furto per lui è una specie di atto di giustizia. Ci odia tutti. Fargli l’elemosina sarebbe l’ennesima offesa. A me non interessa ricevere gratitudine: voglio stare bene con me stessa e mettere in pratica le mie convinzioni, senza preoccuparmi delle lodi o degli insulti. L’unica cosa che conta è che questo bambino ha fame e io devo trovare il modo di aiutarlo, ma senza che lui lo consideri un aiuto”. “Sai, mamma, secondo me ti stai sognando tutto quanto; quel piccolo selvaggio non sa che cosa sia la dignità!” Stavolta doña Sara diventò tutta rossa, ma trattenne la collera. “Va bene, devo darti una lezione, anche se poi ti farà male, perché ti sentirai in colpa…” Prima di mezzogiorno, mia madre arrotolò stretta stretta una banconota da dieci pesos e la infilò dentro la banana nel senso della lunghezza, di modo che non si vedesse. Si sedette al sole, bevve la tisana amara con la sua bombilla d’argento e fece per mangiare il frutto. Arrivò di nuovo il ragazzino straccione e glielo strappò di mano. Passò un’ora. Tutt’a un tratto un sasso rotolò fragorosamente in mezzo al negozio! Sussultammo. Legata al sasso c’era la banconota. Non vedemmo mai più quel monello.

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