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AGOSTINO - Le confessioni, XI, 14 e 18 - Imperfezione II

La concezione lineare del tempo espressa in questo brano tratto dalle Confessioni di Sant’Agostino si contrappone a quella circolare espressa da Nietzsche, fornendoci l’unica certezza come derivante dal presente e ponendo domande su quello che è stato e quello che sarà, arrivando così a darci una visione del tempo, anche se lineare, sicuramente non perfetta, che ci fa scoprire un nuovo significato del termine “imperfetto”.

Che cosa è dunque il tempo? Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so: così, in buona fede, posso dire di sapere che se nulla passasse, non vi sarebbe il tempo passato, e se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi sarebbe il tempo presente. Ma in quanto ai due tempi passato e futuro, in qual modo essi sono, quando il passato, da una parte, più non è, e il futuro, dall’altra, ancora non è? In quanto poi al presente, se sempre fosse presente, e non trascorresse nel passato, non più sarebbe tempo, ma sarebbe, anzi, eternità. Se, per conseguenza, il presente per essere tempo, in tanto vi riesce, in quanto trascorre nel passato, in qual modo possiamo dire che esso sia, se per esso la vera causa di essere è solo in quanto più non sarà, tanto che, in realtà, una sola vera ragione vi è per dire che il tempo è, se non in quanto tende a non essere? [...]

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