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ADRIANO FABRIS - Etica per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione - Comunicazione

In che modo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno cambiando la nostra vita? In un’epoca in cui l’uso dei dispositivi elettronici è quotidiano, Fabris riflette sul loro impatto e sull’importanza di stabilire delle regole di utilizzo.

Il dono della comunicazione, il munus del comunicare, può essere tuttavia pericoloso, come accade nel caso di altri doni, apparentemente non impegnativi, che gli esseri umani si scambiano. Può essere pericoloso perché, grazie a esso, possiamo incidere sull’attività di altre persone, possiamo far loro del bene oppure del male. Delle conseguenze buone o cattive dell’uso della comunicazione siamo anzi responsabili. Ciò provoca molte volte specifici dilemmi. Facciamo un esempio.
Se un amico mi confida riservatamente un segreto riguardo a un altro amico, lo fa perché è convinto che non ne parlerò in giro. Ma se questo segreto concerne qualcosa che, se non viene conosciuto, può danneggiare altri, […] mi trovo preso da un dilemma. Se diffondo questa notizia, ne consegue che non solo danneggio il comune amico, ma che provoco anche una perdita di fiducia nei miei confronti e nella mia capacità di mantenere un segreto. Se non ne parlo, però, divento corresponsabile delle possibili conseguenze del comportamento incauto della persona malata. In entrambi i casi la mia scelta si realizza in un atto di comunicazione, compiuto o evitato. Quello del comunicare, e del diffondere le informazioni che attraverso di esso vengono veicolate, è l’atto che qui risulta buono o cattivo, appropriato o inappropriato.
Ciò accade perché comunicare è, appunto, un modo di agire. Non a caso si parla più precisamente, ormai, di “agire comunicativo” (Habermas, 2017). Non a caso si distinguono varie tipologie di atti comunicativi nell’ambito di una disciplina come la “pragmatica del linguaggio” (Austin, 1987; Searle, 2009), che si affianca ad altre discipline che, pure, si occupano del linguaggio quali la semiotica (che studia l’articolazione dei segni) e la semantica (che studia il loro significato).
Come ogni agire, anche l’agire comunicativo può essere compiuto “bene” oppure “male”, può essere “giusto” o “ingiusto”, “corretto” o “scorretto”. Può esserlo considerando sia le intenzioni che lo muovono, sia le conseguenze che comporta. I termini “bene” e “male”, “giusto” e “ingiusto”, “corretto” e “scorretto” esprimono una valutazione riguardo a queste intenzioni oppure nei confronti delle conseguenze del caso. A partire da tale valutazione compiamo le nostre scelte e, più in generale, ci orientiamo nel mondo in cui agiamo o interagiamo con gli altri. Riflettere su questi aspetti è compito dell’etica.

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