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FRIEDRICH NIETZSCHE - Così parlò Zarathustra - Cambiamento

In queste pagine tratte da Così parlò Zarathustra di F. Nietzsche, si celebra il cambiamento seguito all’avvento di una nuova era, di cui Zarathustra si fa portavoce e profeta, caratterizzata dall’abbandono dei vecchi valori che avevano accompagnato la tradizione metafisica occidentale, dello “spirito di gravità”, che consente agli uomini di nutrire “nuove brame” e “nuove speranze” per l’avvenire.

Il risveglio

Questo giorno è una vittoria: già si ritrae, già fugge, lo spirito di gravità, il mio antico arcinemico! Come vuol concludersi bene questa giornata, che era cominciata così male e grave!
E vuole anche finire. Già viene il vespero: esso si avvicina cavalcando al di sopra del mare, il buon cavaliere! Come caracolla beato, ora che torna a casa, sulle sue selle di porpora!
Il cielo assiste chiaro, il mondo giace profondo: oh tutti voi esseri bizzarri, che siete venuti da me, certo che vale la pena vivere da me!.

Così parlò Zarathustra. E di nuovo si fecero sentire le grida e le risate degli uomini superiori dalla caverna: ed egli cominciò a parlare di nuovo.
«Hanno abboccato, la mia esca fa il suo effetto, anche da loro si ritrae il loro nemico, lo spirito di gravità. Già stanno imparando a ridere di se stessi: odo giusto?
Il mio cibo per uomini fa il suo effetto, il mio parlare sapido e vigoroso: e, davvero, non li ho nutriti di legumi flatulenti! Bensì di cibo per guerrieri, per conquistatori: in loro ho risvegliato nuove brame.
Nuove speranze sono nelle loro braccia e nelle loro gambe, il loro cuore si stira Essi trovano parole nuove, presto il loro spirito respirerà petulanza.
Certo, un cibo del genere non sarà adatto per fanciulli, e nemmeno per donnicciole sentimentali, vecchie e giovani. A costoro si convincono le viscere in altro modo, e io non sono il loro medico e maestro.
La nausea abbandona questi uomini superiori: bene! questa è la mia vittoria. Nel mio regno essi diventano sicuri, ogni sciocca vergogna fugge via, essi si sfogano.
Essi sfogano il loro cuore, a loro tornano ore liete, essi fanno festa e ruminano, – diventano riconoscenti.
E questo lo prendo come il segno migliore: che diventino riconoscenti. Tra non molto inventeranno per sé anche delle feste ed erigeranno monumenti in ricordo delle loro gioie passate.
Essi sono dei convalescenti!». Così parlava Zarathustra, lieto, al suo cuore e guardava lontano; ma le sue bestie si strinsero a lui, e onorarono la sua felicità e il suo silenzio.

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