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CICERONE - Laelius de amicitia - Amicizia

Da questi brani emerge con forza quanto sia ancora attuale la riflessione di Cicerone sull’amicizia. Non solo tema per definire una forma di relazione tra vari soggetti ma anche dinamica che descrive e determina tale relazione, l’amicizia e considerato una delle virtu migliori nel pensiero ciceroniano

20 Inoltre, quanta sia la forza dell'amicizia, da ciò si può benissimo capire, che dall'infinito vincolo del genere umano, che la stessa natura ha costituito, il legame diviene così stretto e così chiuso, che tutto l'affetto si instaura tra due o tra poche persone. Infatti l'amicizia non è niente altro che un accordo su tutte le cose divine ed umane, con benevolenza ed affetto; di esse certo non so se, eccettuata la sapienza, sia stato dato nulla di meglio all'uomo da parte degli dei immortali. Alcuni danno maggior importanza alla ricchezza, altri alla buona salute, altri al potere, altri agli onori, molti anche ai piaceri. Questi ultimi sono di certo propri delle bestie, le altre cose caduche ed incerte, poste non tanto nelle nostre volontà, quanto nella volubilità del caso. Coloro invece che ripongono il sommo bene nella virtù, certo fanno benissimo, ma questa stessa virtù genera l'amicizia e la mantiene e senza la virtù non vi può essere in nessun modo amicizia.

22 Dunque l’amicizia tra uomini siffatti (cioè buoni) ha tante opportunità che a stento posso enumerare. Innanzitutto come può essere “vitale”, come dice Ennio, una vita che non trovi soddisfazione nel reciproco affetto di un amico? Cosa vi è di più dolce dell’avere una persona con la quale poter parlare come a te stesso? E che gran frutto vi sarebbe nella prosperità, se non avessi qualcuno che ne godesse allo stesso modo tuo? Certamente sarebbe arduo sopportare le avversità senza uno che le sopportasse con maggior partecipazione di te. Infine tutte le altre cose che si desiderano servono ciascuna per singole cose: la ricchezza, per goderne; la potenza, per essere riverito; gli onori, per ricevere lodi; i piaceri, per dilettarsi; la buona salute, per stare lontano dal dolore e per disporre delle forze del corpo. L’amicizia racchiude in sé molte cose. Dovunque tu vada, essa è a tua disposizione, non è allontanata da nessuno. 23 E pur racchiudendo l’amicizia molti ed enormi vantaggi, tuttavia essa certamente è superiore a tutte le cose, poiché ci fa brillare innanzi una lieta speranza per l’avvenire e non permette che gli animi si scoraggino o si abbattano. Infatti, chi rimira un vero amico, in realtà rimira come un proprio ritratto. Perciò gli assenti sono presenti, i poveri ricchi, gli incapaci validi e, cosa più difficile a dirsi, i morti sono vivi, tanto li accompagna l’onore, il ricordo, il rimpianto degli amici. Perciò di quelli sembra beata la morte, di questi degna di lode la vita. E se poi toglierai alla natura delle cose il vincolo dell’affetto, non potrebbe esistere nessuna casa né alcuna città, e non sopravviverebbe neppure l’agricoltura. Se non si comprende ciò, quanto grande sia la forza dell’amicizia e della concordia, lo si può capire dai dissidi e dalle discordie, Infatti quale casa è così stabile, quale città è così salda da non poter essere sconvolta dalle fondamenta dagli odi e dalle discordie? Da ciò si può giudicare quanto di buono ci sia nell’amicizia.

26 Molto spesso, dunque, quando rifletto sull’amicizia, suole sembrarmi che vada innanzitutto considerato se l’amicizia sia desiderata a causa della (nostra) debolezza e del bisogno, in modo che, dando e ricevendo favori, ciascuno riceva dagli altri e a sua volta ricambi ciò che da se stesso non può fare; o, sia pure questo proprio dell’amicizia, la causa è un’altra, più schietta, più bella e soprattutto partorita dalla natura stessa. L’amore infatti, da cui prende nome l’amicizia, è la prima spinta nello stringere un legame. Infatti spesso si ottengono vantaggi anche da parte di coloro che vengono ossequiati con finta amicizia e riveriti per opportunità del momento, mentre nell’amicizia nulla è finto, nulla simulato e, qualunque cosa vi sia, essa è genuina e spontanea.

32 Da questi concetti dissentono radicalmente coloro12 che, come le bestie, riconducono tutto al piacere, e non desta meraviglia. Infatti a nulla di alto, di magnifico e di divino possono guardare coloro che hanno abbassato ogni proprio pensiero a una cosa tanto umile e disprezzata. Per questo motivo teniamo costoro fuori da questo discorso, e invece cerchiamo di capire da noi stessi che dalla natura derivano il sentimento di amore e la stima di affetto, una volta manifestatosi un segno di onestà. Coloro che ad essa aspirano, si stringono e si avvicinano più da presso a colui che hanno iniziato ad amare, per godere della sua familiarità e dei suoi costumi, per essere assolutamente uguali nell’amore e più propensi a rendere servigi che a chiederne e affinché tra di essi vi sia questa nobile gara. Così si ricavano i maggiori vantaggi dall’amicizia e il suo nascere dalla natura piuttosto che dalla debolezza sarà più nobile e genuino. Infatti, se l’interesse cementasse le amicizie, esso stesso le dissolverebbe, una volta mutato. Ma poiché la natura non si può cambiare, ecco che le vere amicizie sono eterne. Ecco dunque qual è l’origine dell’amicizia, a meno che non vogliate aggiungere qualcosa.

35 Profondi dissidi anche, e per lo più legittimi, sorgono quando si chiede agli amici qualcosa che non è giusto, che essi siano o strumenti di piacere o complici di ingiustizia. Se poi essi si rifiutano, benché lo facciano secondo onestà, tuttavia vengono accusati di venir meno agli obblighi dell'amicizia da parte di coloro ai quali non vogliono obbedire. Quelli invece, che osano chiedere qualsiasi cosa ad un amico, con la stessa richiesta manifestano che essi farebbero ogni cosa per un amico. Dalla loro lamentela sono solite non solo esser spente inveterate amicizie ma anche sorgere rancori perenni. Queste, per così dire, molte fatalità sovrastano alle amicizie, così che Scipione l’Emiliano diceva che lo sfuggire a tutte gli sembrava proprio non solo della saggezza, ma anche della fortuna.

44 Dunque sia sancita questa come prima legge dell'amicizia, che agli amici chiediamo cose oneste, che per causa degli amici facciamo cose oneste senza neppure aspettare di esserne richiesti, vi sia sempre sollecitudine, non vi sia esitazione, anzi osiamo dare un consiglio apertamente. Moltissimo valga nell'amicizia l'autorità degli amici che ci incitano al bene ed essa sia utilizzata per ammonire non solo apertamente, ma anche severamente, se la circostanza lo richiederà, e si ubbidisca a tale autorità.

58 La seconda opinione (delle tre sui limiti dell’affetto) è quella che delimita l’amicizia ad una parità di doveri e di voleri. Ciò però consiste nel ridurre l’amicizia a un troppo gretto e mero calcolo, che vi sia ugual rapporto tra ciò che si riceve e ciò che si dà. La vera amicizia mi sembra che sia più ricca ed abbondante e che non stia a guardare rigorosamente a non restituire più di quanto abbia ricevuto. E non bisogna infatti temere che qualcosa cada fuori o si spanda per terra o che sia raccolto dall’amicizia qualcosa più del doveroso.

62 Ma – spesso infatti ritorno a Scipione, di cui ogni discorso trattava dell’amicizia – si lagnava perché in tutte le cose gli uomini sono più attenti; che capre e pecore, quante uno ne avesse, lo può dire; quanti amici avesse, non lo può dire; e che nel procurarsi quelle si mette impegno, nello scegliere gli amici si è negligenti e non hanno, per così dire, segni ed indizi dai quali giudicare coloro che sono idonei all’amicizia. Si devono perciò scegliere uomini decisi e costanti, genere del quale vi è grande penuria. E certamente è arduo giudicare uno se non è messo alla prova, e bisogna poi sperimentare nella stessa amicizia. Così l’amicizia precorre il giudizio e toglie la facoltà di fare prima la prova.

65 Base, poi, della stabilità e della costanza, che cerchiamo nell'amicizia, è la fiducia; nulla, infatti, che sia infido, è stabile. Inoltre è giusto che si scelga uno semplice, vicino a noi e a noi affine, cioè che sia mosso dalle medesime cose. Cose che concernono tutte quante la buona fede. E infatti non può essere fidato un animo mutevole e tortuoso, né può certo essere fidato o stabile colui che non è mosso dalle medesime cose e per natura non è in assonanza di sentimenti. A ciò si aggiunga che non debba provar piacere nel lanciare accuse o credere a quelle messe in giro. Tutte queste cose concernono quella costanza, di cui già da tempo sto trattando. Così diventa vero ciò che ho detto all'inizio, che non vi può essere amicizia se non tra i virtuosi. È infatti proprio dell'uomo virtuoso, che anche si può definire saggio, osservare queste due cose nell'amicizia. Primo, che non ci sia nulla di finto né di simulato; infatti persino l'odiare a viso aperto è più da uomo onesto che dissimulare il proprio pensiero.

67 A questo punto emerge poi una certa questione piuttosto difficile: se mai si debbano anteporre nuovi amici, degni di amicizia, a quelli vecchi, come siamo soliti anteporre i puledri ai cavalli vecchiotti. Dubbio indegno dell'uomo! Non devono infatti sussistere sazietà delle amicizie, come delle altre cose: quanto più è vecchia, come quei vini che sopportano l'invecchiamento, tanto più deve essere dolce, ed è vero ciò che si dice, che si devono mangiare molti moggi di sale assieme, perché sia soddisfatto il dovere dell'amicizia.

86 L'amicizia è la sola tra le cose umane sulla cui utilità tutti unanimemente concordano. Benché da molti la stessa virtù venga disprezzata e considerata una sorta di vanteria e di ostentazione; molti disdegnano la ricchezza, e li soddisfa, contenti di poco, un genere e un modo di vivere semplice; le cariche pubbliche, poi, dal cui desiderio alcuni sono infiammati, quanti le disprezzano così da pensare che non esista nulla di più inutile, nulla di più futile! Parimenti altre cose, che ad alcuni sembrano ammirevoli, vi sono moltissimi che non le stimano per nulla; sull'amicizia tutti la pensano allo stesso modo, sia quelli che si sono dedicati alla politica, sia quelli che trovano interesse nella conoscenza delle cose e nella filosofia, sia quelli che si occupano dei propri affari privi di occupazione, sia infine quelli che si sono interamente dedicati ai piaceri, cioè che senza amicizia la vita è senza valore, se almeno in parte vogliono vivere decorosamente. 87 L'amicizia infatti serpeggia, non so in che modo, attraverso la vita di tutti e non permette che nessuna condizione della vita in corso sia priva di lei. Anzi, se qualcuno è di tale durezza e disumanità di natura da sfuggire ed odiare la compagnia della gente, quale abbiamo appreso sia stato ad Atene non so qual Timone, tuttavia egli non potrebbe tralasciare di ricercare qualcuno sul quale sfogare il veleno della propria acredine. E ciò massimamente si capirebbe, se potesse capitarci qualcosa di simile, cioè che un dio ci togliesse da questa frequentazione della gente e ci ponesse in qualche luogo in solitudine e qui, fornendoci abbondanza e quantità di ogni cosa che la natura richiede, ci privasse della possibilità di vedere folla e moltitudine di gente. Chi sarebbe tanto ferreo da poter sopportare quella vita e a cui la solitudine non toglierebbe il frutto di ogni piacere? 88 Dunque è vero, se non sbaglio, ciò che ho sentito che i nostri vecchi ricordavano, avendolo sentito da altri vecchi, vale a dire che era solito esser ripetuto da Archita di Taranto: "Se qualcuno fosse asceso al cielo e avesse osservato la struttura del mondo e la bellezza degli astri, quella contemplazione, che sarebbe stata piacevolissima se egli avesse avuto qualcuno a cui raccontarla, sarebbe stata senza alcuna gioia." Così la natura non ama nulla di solitario e sempre si appoggia, per così dire, a qualche sostegno, cosa che è tanto più dolce quanto più caro è l'amico.

91 Come dunque è proprio di una vera amicizia sia ammonire che essere ammoniti e fare l'una cosa apertamente e senza asprezza e accettare l'altra con pazienza e sopportazione, così si deve ritenere che non vi è nelle amicizie peste maggiore dell'adulazione, del servilismo, della cortigianeria. Infatti si può chiamare con quanti nomi si voglia questo difetto di uomini leggeri e falsi, che dicono ogni cosa per compiacere, nulla per la verità. 92 Come poi la simulazione di ogni cosa è dannosa - toglie infatti il giudizio del vero e lo inquina -, così è assolutamente in contrasto con l'amicizia. Cancella infatti la verità, senza la quale non può aver valore il nome di amicizia. Infatti se la forza dell'amicizia consiste in questo, che diventi quasi una sola anima da molte, come potrà accadere ciò, se neppure in uno solo vi sarà una sola anima e la medesima sempre, ma varia, mutevole, molteplice?

98 Insomma la virtù è amante di se stessa; infatti essa conosce benissimo se stessa e comprende quanto sia amabile. Ora, però, non parlo della virtù, ma della parvenza di virtù. Infatti molti vogliono non tanto esser forniti della reale virtù, quanto sembrare. A costoro fa piacere l'adulazione, e quando ad essi viene rivolto un discorso conforme alla loro volontà, pensano che tale vuoto discorso sia un attestato dei propri meriti. Non vi è dunque nessuna amicizia, quando l'uno non vuole udire la verità e l'altro è pronto a mentire. E non ci sembrerebbe spiritosa l'adulazione dei parassiti nelle commedie, se non vi fossero i soldati fanfaroni. "Davvero Taide mi manda grandi ringraziamenti?" Era sufficiente rispondere: "Grandi". Dice: "Immensi". L'adulatore sempre accresce la cosa che colui, secondo la cui volontà è detta, vuole già che sia grande.

100 Infatti il personaggio stupidissimo dei vecchi sprovveduti e creduloni si trova anche nelle commedie. Ma non so come, dalle amicizie di uomini perfetti, cioè dei saggi (parlo di questa sapienza, che sembra potersi trovare nell'uomo), il discorso è scivolato su amicizie futili. Perciò ritorniamo a quelle cose di prima e infine concludiamole. La virtù, la virtù, dico, o Caio Fannio, e tu, o Quinto Mucio, concilia e conserva le amicizie. In essa infatti vi è l'armonia delle cose, in essa la stabilità, in essa la coerenza; quando essa si è levata ed ha mostrato la sua luce e ne ha vista e riconosciuta una uguale in un altro, si avvicina ad essa e vicendevolmente riceve quella che è nell'altro; da ciò si accende sia l'amore che l'amicizia. Entrambi i termini infatti derivano da "amare"; amare poi non è altro se non voler bene a colui che ami, senza alcun bisogno, senza chiedere alcun vantaggio, che tuttavia fiorisce da solo dall'amicizia, anche se tu non l'hai minimamente cercato.

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