Ripercorrendo le pagine del diario, Anna si scontra con alcuni pensieri che la portano a riflettere sul suo rapporto con la madre. Il diario diviene così uno strumento fondamentale per la relazione con il sé.
Domenica, 2 gennaio 1944
Cara Kitty,
stamane, non avendo nulla da fare, mi misi a sfogliare il mio diario e mi capitarono sott’occhio parecchie lettere in cui trattavo l’argomento "mamma" in termini così irosi che, spaventata, mi domandai: "Anna, sei tu che hai parlato d’odio? O Anna, come hai potuto farlo!"
Stetti con la pagina aperta dinanzi a me e pensai come era potuto accadere che io mi sentissi così colma d’ira, per non dire di vero odio, da dover confidare tutto a te. Ho cercato di capire e di scusare l’Anna di un anno fa perché la mia coscienza non è pulita finché ti lascio con queste accuse senza spiegarti come ciò è avvenuto.
Io soffrivo – e soffro – di malumori che, per così dire, mi tenevano la testa sott’acqua e mi facevano vedere le cose in modo soltanto soggettivo, senza che io cercassi di riflettere con calma alle parole della parte avversa e di mettermi nei panni di coloro che col mio impetuoso carattere avevo offeso o irritato.
Mi sono rinchiusa in me stessa, ho guardato soltanto me stessa e nel mio diario ho descritto impassibile ogni mia gioia e ogni mio corruccio e sfogato ogni mio disprezzo. Questo diario ha molto valore per me, perché è diventato un libro di memorie, ma su molte pagine potrei scrivere: "passato".
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