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LOUIS-FERDINAND CÉLINE - Viaggio al termine della notte

In questo passo tratto dal celebre romanzo dello scrittore francese il termine bagaglio rimanda all’insieme di ciò che resta come necessario ed essenziale.

Mia madre aveva proverbi solo per l’onestà, diceva anche, me ne ricordai a proposito, quando lei in casa bruciava le vecchie fasciature: “Il fuoco purifica tutto!” Uno trova di tutto da sua madre, per tutte le occasioni del Destino. Basta saper scegliere.

Arrivò il momento. Le mie selci non erano molto ben scelte, male appuntite, le scintille mi restavano quasi tutte nelle mani. Finalmente, a ogni modo, le prime mercanzie presero fuoco a dispetto dell’umidità. Era uno stock di calzette completamente zuppe. Questo capitava dopo il calar del sole. Le fiamme s’alzarono rapide, impetuose. Gli indigeni del villaggio vennero a radunarsi intorno al focolare, berciando furiosamente. Il caucciù grezzo che aveva comperato Robinson sfrigolava al centro e il suo odore mi ricordava inesorabilmente il famoso incendio della Società dei Telefoni, quai de Grenelle, che eravamo andati a vedere con lo zio Charles, quello che cantava così bene le romanze. L’anno prima dell’Esposizione era capitato, quella Grande, quando ero piccolo. Niente costringe i ricordi a manifestarsi come gli odori e le fiamme. La mia capanna, lei, aveva lo stesso odore. Anche se inzuppata, è bruciata interamente e decisamente, mercanzie e tutto. I conti erano fatti. La foresta si zittì per una volta. Silenzio completo. Si dovevano essere riempiti gli occhi le civette, i leopardi, i rospi e i pappagalli. Ce ne vuole per stupirli. Come noi la guerra. La foresta poteva tornare adesso a prendersi gli avanzi sotto il suo scroscio di foglie. Non avevo salvato che il mio poco bagaglio, il letto pieghevole, i trecento franchi e beninteso qualche scatola di spezzatino ahimè! per il viaggio.

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