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BARUCH SPINOZA - Etica parte II - Zombi

Il filosofo olandese Baruch Spinoza pubblicò in vita soltanto due opere, i Principi della filosofia di Cartesio e il Trattato Teologico politico. Nonostante ciò, lo scritto più emblematico della straordinaria riflessione spinoziana è un’opera pubblicata postuma con il titolo di Ethica more geometrico demonstrata.

In questo testo fondamentale per la storia del pensiero filosofico moderno, Spinoza espone ed argomenta con granitico rigore euclideo le sue radicali posizioni sulla metafisica, sulla teoria della conoscenza e sulla teoria degli affetti, nonché sullo studio delle passioni umane e sui principi fondativi della morale.

La II Parte è dunque tutta dedicata all’indagine sulla Natura e origine della Mente, di cui vengono discussi principalmente gli aspetti cognitivi, lasciando alla III Parte l’esposizione geometrica degli aspetti emotivi.

Tra i nodi più importanti della trattazione spinoziana vi è senza dubbio la tesi del cosiddetto "parallelismo mente-corpo", dimostrata nella VII Proposizione, e riportata per esteso nel passo citato di seguito.

In questa proposizione, dal titolo l’Ordine e connessione delle idee è lo stesso ordine e connessione delle cose, Spinoza illustra la base metafisica del rapporto che intercorre tra i modi della Mente e del Corpo, esprimendola nella forma di una corrispondenza priva di interazione casuale tra gli attributi del Pensiero e dell’Estensione. Assumendo come problematici i presupposti della filosofia cartesiana, Spinoza finisce quindi per dissolvere il problema stesso del dualismo mente-corpo, ricomponendolo nel monismo della Sostanza divina. In questo senso, Mente e Corpo altro non sono che due delle infinite espressioni di ordine differente della medesima Sostanza e, pertanto, trovano tra loro perfetta corrispondenza proprio perché una e medesima cosa. Tra loro non vi è alcuna interazione causale; e tuttavia, ciascuna di loro esplica a suo modo lo stesso ordine divino delle cause secondo l’attributo che le è proprio. 

PROPOSIZIONE VII: l’ordine e connessione delle idee e lo stesso che l’ordine e connessione delle cose

DIMOSTRAZIONE: è chiaro in base all’assioma 4 della I parte. Infatti, l’idea di ogni causato dipende dalla conoscenza della causa di cui è effetto.

COROLLARIO: ne deriva che la potenza di pensare di Dio è uguale alla sua potenza attuale d’agire. Vale a dire che tutto quanto deriva formalmente dall’infinità natura di Dio, deriva oggettivamente dall’idea di Dio. Nello stesso ordine e nella stessa connessione.

SCOLIO: qui, prima di procedere oltre, va richiamato alla nostra memoria ciò che sopra abbiamo mostrato: ossia che tutto quanto può essere percepito da un intelletto infinito come costitutivo dell’essenza di una sostanza, appartiene soltanto ad un’unica sostanza, e di conseguenza che la sostanza pensante e la sostanza estesa sono un’unica e medesima sostanza, che si comprende ora sotto questo, ora sotto quell’attributo. Così pure un modo dell’estensione e l’idea di quel modo sono un’unica e medesima cosa, ma espressa in due modi; è quello che taluni Ebrei sembrano aver visto quasi attraverso una nube, e sono quelli che affermano che Dio, l’intelletto di Dio, e le cose che esso intende, sono un’unica e medesima cosa. Per esempio, un cerchio esistente in natura e l’idea, che è anche in Dio, del cerchio esistente, sono un’unica e medesima cosa, la quale si esplica mediante attributi diversi; e dunque, sia che concepiamo la natura sotto l’attributo dell’estensione, sia sotto quello del pensiero, sia sotto qualunque altro, troveremo lo stesso unico ordine, ossia la stessa unica connessione delle cause, cioè le stesse cose derivanti reciprocamente l’una dall’altra. E non c’è altro motivo per cui io abbia detto anche Dio è causa, per esempio, dell’idea del cerchio solo in quanto è cosa pensante, e del cerchio solo in quanto è cosa estesa, se non perché l’essere formale dell’idea del cerchio non si può percepire se non attraverso un altro modo del pensare, come causa prossima, e questo a sua volta attraverso l’altro, e così all’infinito: così che, fino a che le cose sono considerate come modi del pensare, dobbiamo spiegare l’ordine e la natura intera in base al solo attributo del pensiero, mentre allorché si considerino sotto l’attributo dell’estensione, e questo stesso intendo per gli altri attributi. Pertanto, Dio, in quanto consta di infiniti attributi, è veramente causa delle cose come sono in sé; e per il momento non possa dare qui spiegazioni più chiare.      

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