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PLOTINO - Sul libero arbitrio dalle Enneadi VI, 8, 6 e XIII - Libertà II

Il brano di Plotino è stato scelto per mostrare come il filosofo vada oltre la definizione di libertà come responsabilità umana. Infatti Plotino si concentra sulla libertà come Uno-Bene, che emana forza, potenza, a tutti gli esseri. Soltanto attingendo a questa forza gli uomini possono dirsi liberi.

I“Ebbene, in qual modo noi riducevamo precedentemente il libero arbitrio alla volontà con la definizione “ciò che in tanto avviene in quanto noi lo vogliamo”? Sì, ma già in quello stesso punto soggiungemmo “o non avviene”! Ora, se l’espressione usata or ora è giusta e se la prima definizione deve accordarsi con quest’ultima, noi dobbiamo dire che la virtù e lo Spirito hanno una forza decisiva, e che quindi occorre far risalire a questi valori il libero arbitrio e la libertà.

Pure, virtù e Spirito non conoscono padrone: lo Spirito è in se stesso e la virtù vuole essere in stessa, poiché invigila sull’anima a che questa sia buona e fino a questo segno ella è libera ed appresta all’anima libertà; ma allorché le cadano addosso, fatalmente, passioni ed azioni, la virtù che sta al governo dell’anima, non aveva certo progettato che queste si facessero vive, eppure, anche in tali circostanze, essa vorrà almeno conservare il suo libero arbitrio, facendole risalire anche in tale situazione, a se stessa; per certo, essa non si lascia guidare dalle cose, salvando sempre, per esempio, “colui che si trova in pericolo” (= il corpo), ma, se le sembri giusto, lo lascia andare alla malora ed ordina perfino di abbandonare vita e sostanze e figli e patria stessa; poiché essa ha per norma la nobiltà che è in lei stessa e non l’esistenza di ciò che le è sottoposto.

In definitiva, la indipendente spontaneità nelle azioni e il libero arbitrio non si rifanno all’agire pratico né alla attività esteriore ma solo alla intima forza operante — ch’è pensiero e contemplazione — della virtù stessa. E si vuol dire che tale virtù sia una specie di Spirito, senza però annoverarvi le passioni soggiogate o moderate dalla ragione; poiché queste passioni — è stato detto — hanno tutta l’aria di accostarsi troppo da vicino al corpo per quanto siano corrette mediante il buon costume e l’esercizio.

Conclusione ben chiara è che solo l’immateriale è libertà: ad esso s’addice far risalire il libero arbitrio; nell’immateriale consiste la volontà che ha la potenza sovrana di decidere e resta in se stessa anche qualora ordini qualcosa che si volga al di fuori, per necessità. Così, tutto ciò che deriva da questa volontà immateriale ed avviene per essa è libero arbitrio, sia che la volontà si volga al di fuori sia che resti in se stessa: quello che essa di per se stessa vuole ed opera senza ostacolo, questo è davvero, primordialmente, il nostro libero arbitrio”.

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