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MARC BLOCH - Apologia della storia o Mestiere di storico (1949)

La storia può essere pensata come a un laboratorio per la riflessione, l’indagine e la conoscenza. Marc Bloch, in Apologia della storia, si interroga sul rapporto che intercorre tra lo studioso e il suo oggetto di studio, tra presente e passato, narrando come e perché lavora lo storico. Il pensiero di Bloch offre interessanti spunti di riflessione non solo per gli storici sulla metodologia della ricerca, ma anche per ognuno di noi, per ogni cittadino che voglia leggere un documento o ascoltare una testimonianza in modo consapevole.

Le caratteristiche più appariscenti dell'indagine storica, intesa nel significato ristretto e usuale del vocabolo, sono state descritte più volte. Lo storico - ci viene detto - si trova, per definizione, nell'assoluta impossibilità di osservare personalmente i fatti che studia. Nessun egittologo ha visto Ramsete; come nessun specialista delle guerre napoleoniche ha udito il cannone di Austerlitz. Delle età che ci hanno preceduto noi non sapremmo dunque parlare che sulla scorta di testimoni. Nei loro confronti, ci troviamo nella situazione del giudice istruttore che tenta di ricostruire un delitto al quale non ha assistito, e del fisico che, costretto a letto dall'influenza, non conoscesse i risultati dei suoi esperimenti che dalle relazioni di un assistente di laboratorio. Insomma, la conoscenza del passato, all'opposto di quella del presente, sarebbe necessariamente "indiretta". [...] Siamo proprio certi che l'osservazione del passato, anche se molto remoto, sia sempre così "indiretta"? Sono evidenti le ragioni per le quali l'impressione di questa lontananza tra l'oggetto della conoscenza e l'indagatore si è imposta tanto energicamente a parecchi teorici della storia. Essi pensavano soprattutto a una storia di fatti, meglio di episodi: voglio dire a quella che, a torto o a ragione (non è ancora il momento di esaminarlo), attribuisce estrema importanza all'esatto racconto di azioni, discorsi o atteggiamenti di alcuni personaggi, riuniti in una scena di relativamente breve durata [...]. Ma i documenti materiali non sono i soli, tutt'altro, a possedere il privilegio di poter essere così immediatamente afferrati. Allo stesso modo della selce tagliata dall'artigiano dell'età della pietra, anche un dato linguistico, una norma giuridica incorporata in un testo, un rito fissato da un libro di cerimonie o raffigurato su una stele, sono realtà che cogliamo noi stessi e delle quali ci serviamo con uno sforzo intellettuale esclusivamente personale. Non occorre ricorrere a un altro cervello umano come tramite. Non è affatto vero che lo storico [...] sia costretto a sapere ciò che accade nel suo laboratorio soltanto mediante i rapporti di un estraneo. Pur non giungendo mai prima che l'esperimento sia concluso, lo storico, se le circostanze lo favoriscono, potrà coglierne con i propri occhi gli eventuali residui.

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