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GILLES DELEUZE - L'immagine-movimento

In questo brano Deleuze riflette sulle affermazioni del grande filosofo francese Henri-Louis Bergson, mettendo in discussione la natura stessa del movimento.

Capitolo primo

Tesi sul movimento

Primo commento di Bergson

1. Prima tesi: il movimento e l’istante.

Bergson non propone una tesi sola sul movimento, ma tre. La prima è la piú celebre, e rischia di oscurare le altre due. E tuttavia essa è solo un’introduzione alle altre. Secondo questa prima tesi, il movimento non si confonde con lo spazio percorso. Lo spazio percorso è passato, il movimento è presente, è l’atto di percorrere. Lo spazio percorso è divisibile, ed è persino infinitamente divisibile, mentre il movimento è indivisibile, o non si divide senza cambiare natura a ogni divisione. Il che presuppone già un’idea più complessa: gli spazi percorsi appartengono tutti a un solo e uguale spazio omogeneo, mentre i movimenti sono eterogenei, irriducibili tra loro. “Ma ancor prima di svilupparsi, la prima tesi contiene un altro enunciato: non si può ricostituire il movimento con posizioni nello spazio o con istanti nel tempo, cioè con delle «sezioni» immobili… Tale ricostituzione può avere luogo solo congiungendo alle posizioni o agli istanti l’idea astratta di una successione, di un tempo meccanico, omogeneo, universale e ricalcato dallo spazio, lo stesso per tutti i movimenti. E allora perdiamo il movimento in due modi. Da un lato, avremo un bel ravvicinare all’infinito due istanti o due posizioni, il movimento avrà sempre luogo nell’intervallo tra loro due, dunque alle nostre spalle. Dall’altro, avremo un bel dividere e suddividere il tempo, il movimento avrà sempre luogo in una durata concreta, ogni movimento avrà dunque la propria durata qualitativa. Ecco allora che si contrappongono due formule irriducibili: «movimento reale → durata concreta», «sezioni immobili + tempo astratto».

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