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PLATONE - Fedro - Amore II

L’amore è desiderio di bellezza e di sapienza. Questo è il fulcro che fa ruotare il Fedro, dialogo nel quale Platone usa la riflessione (nonché la ricerca) sull’amore in tutte le sue forme – del corpo, dell’anima, delle leggi e delle scienze – per muovere una critica radicale contro i falsi retori. Solo il filosofo – che ama il sapere – è l’artefice di discorsi adeguati, usando il metodo della dialettica.

[250 B] [..]

Ora, della giustizia, della temperanza e di tutte quante le altre cose che hanno valore per le anime, nessun fulgore è presente nelle immagini di quaggiù. Ma sono pochi, mediante gli organi oscuri, avvicinandosi alle coppie, a malapena vedono l’originario modello che è riprodotto in quelle copie.

Invece, allora, la Bellezza si vedeva nel suo splendore, in un coro felice avevamo una beata visione e contemplazione, mentre noi eravamo al seguito di Zeus ed altri erano al seguito di un altro degli dei e ci iniziavamo a quella iniziazione che è giusto dire [250 C] la più beata, che celebravamo, essendo integri e non toccati dai mali che ci avrebbero aspettato nel tempo che doveva venire, contemplando nella iniziazione misterica visioni integre, semplici, immutabili e beati, in una pura luce, essendo anche noi puri e non tumulati in questo sepolcro che ora ci portiamo appresso e che chiamiamo corpo, imprigionati in esso come l’ostrica.

Tutto questo sia detto, dunque, in omaggio al ricordo in virtù del quale, per il desiderio che abbiamo delle cose di allora, ora si è parlato piuttosto a lungo.
Per quanto riguarda la Bellezza, poi, come abbiamo detto, splendeva [250 D] fra le realtà di lassù come Essere.

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