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FRANÇOIS JULLIEN - 2018, L’identità culturale non esiste, EINAUDI, PP. 5-6. - Identità II

La rivendicazione di un’identità culturale tende a imporsi in tutto il mondo, oggi, a causa del ritorno del nazionalismo e come reazione alla mondializzazione. L’identità culturale sarebbe quindi una difesa. Contro l’uniformazione che ci minaccia dall’esterno e contro i comunitarismi che potrebbero minarci dall’interno. Ma allora, come trovare un punto di equilibrio tra la tolleranza e l’assimilazione, tra la difesa di una singolarità e l’esigenza di universalità?
Questo dibattito attraversa in particolare l’Europa, colta improvvisamente dal dubbio riguardo all’ideale dell’Illuminismo, e più in generale concerne il rapporto tra le culture e quello che potrà essere il loro futuro. Ritengo però che vi sia un errore nell’uso di questi concetti: credo che non si possa più parlare di “differenze” che isolano le culture, ma piuttosto di scarti che sono costantemente a confronto, quindi in tensione, e che promuovono tra loro un comune. E non si può più parlare neppure di identità – dal momento che la specificita della cultura sta proprio nel cambiare e nel trasformarsi –, ma di fecondità, o di quelle che definirei risorse.

Non difendero dunque un’identità culturale francese, impossibile da identificare, ma le risorse culturali francesi (europee) – e “difendere” in questo caso non significa proteggerle, ma sfruttarle. Se infatti riteniamo che queste risorse nascano in una lingua come all’interno di una tradizione, in un certo ambiente e in un certo contesto, dobbiamo allora considerare che sono disponibili per tutti e non appartengono a nessuno. Queste risorse non sono esclusive, come invece sono i “valori”; non possono essere esaltate o “predicate”. O le usiamo o non le usiamo, o le attiviamo o le lasciamo perdere e di questo siamo tutti responsabili.

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